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È Morto Vittorio Ghidella
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È con grande dolore che apprendiamo la morte di uno dei manager italiani più significativi del dopoguerra: Vittorio Ghidella, classe 1931, si è spento ad 80 anni nella sua casa di Lugano dopo una lunga malattia.
Difficile parlare di questo uomo che, schivo e riservato, ha saputo ritagliarsi un posto nella Storia industriale Italiana; Anche l’ uscita di scena dalla “sua” Fiat, avvenuta nell’ 88 ed affrontata con la più totale discrezione e dignità, ne accentua i tratti nobili e valorosi.
Ghidella, come dicevamo, nasce a Vercelli nel 1931 e, dopo aver conseguito con il massimo dei voti la Laurea in Ingegneria Meccanica, comincia subito a lavorare alla RIV, società di cuscinetti a sfere facente parte dell’ orbita Fiat, dove raggiunge il grado di Amministratore Delegato.
Dal 1965, anno in cui la RIV viene rilevata dal gruppo svedese SKF (i cui uomini verranno “istruiti” da Ghidella, a Stoccolma), il giovane manager Vercellese viene trasferito negli Stati Uniti a dirigere la New Holland, la divisione macchine agricole della Fiat.
Nel 1979 viene richiamato in Italia da Giovanni Agnelli per rilanciare il settore automobilistico del Gruppo Torinese, in grave crisi dopo gli anni di piombo del terrorismo. Anche a Torino, il manager si distingue da subito per la fermezza delle proprie posizioni e la lucida visione della situazione del “Mondo in fabbrica”, da cui ha sempre ottenuti gli unanimi consensi della “base”, che lo ha sempre considerato “uno di loro”.
Il primo, strepitoso, successo lo ottiene con la “Uno”, una vettura talmente innovativa da far invecchiare precocemente tutte le rivali del segmento: Da allora, le “utilitarie” assumeranno una tipologia di prodotto diverso da quello che avevano rappresentato fino a quel momento.
Sotto la spinta del successo della Uno, il Gruppo Fiat rinasce e conosce un periodo di florida creatività: “Croma”, “Thema”, “Y10”, ma anche “Tipo” e “Delta”, le cui vittorie la faranno diventare la “bandiera sportiva” dell’ Italia che vince. Ghidella si ritrova anche protagonista negli anni dell’ acquisizione di Alfa Romeo da parte di Fiat e, da ottimo tecnico quale era (collaudava personalmente tutti i prototipi del Gruppo prima della commercializzazione: Non era raro vederlo spingere muletti camuffati all’ interno dello stabilimento di Mirafiori), prova da subito un moto di ammirazione per le realizzazioni della Casa del Biscione.
Sotto la sua ègida, nascono la 75, la 164 e la 33 seconda serie che, grazie al manager, porta finalmente a concretizzazione il progetto del Boxer a 16 valvole e della versione a trazione integrale permanente: Anche il progetto “ProCar”, fantascientifica vettura dalle soluzioni avanzatissime, deve i suoi Natali alla passione di Ghidella per l’ Alfa Romeo.
Dopo nove anni di “illuminata leadership”, viene sostituito alla guida del Gruppo Torinese a sèguito dei dissapori con l’ allora presidente della Fiat Cesare Romiti, che ricoprirà il ruolo di Amministratore Delegato per due anni prima dell’ arrivo di Paolo Cantarella. Famosa la frase con cui Ghidella commentò la decisione di Agnelli di preferirgli Romiti: “Non ci si improvvisa ingegnere dell’ auto a 60 anni”.
A distanza di oltre venti anni, in una intervista alla Radiotelevisione Svizzera Italiana del novembre 2010, Ghidella citò tra le cause di disaccordo con Romiti, una sua proposta di partnership con la Ford che trovò contrari i vertici aziendali. Nella stessa intervista, rivendicando il lavoro compiuto sul fronte del ristabilimento dell'ordine, nel campo dell'analisi di mercato e degli investimenti, concluse che poco tempo dopo il suo allontanamento, l'azienda ritornò nelle condizioni di crisi nella quale l'aveva trovata.
Dopo l’ esperienza torinese, si trasferì a Lugano e intraprese diverse attività imprenditoriali e finanziarie, dapprima con la Saurer, di cui divenne Presidente ed Amministratore Delegato e, successivamente, della VG.SA.
Nel 1993 perse la figlia diciottenne Amalia in un incidente stradale: Chi gli è stato vicino assicura che , da quel momento, anche una parte fondamentale della sua vita sia morta.

Il commento di Elvira Ruocco:

...Non ho conosciuto Ghidella personalmente, ma ritengo che sia stato un tecnico di grande valore che aveva portato in Fiat il concetto che partendo da un progetto comune si sarebbero potute realizzare automobili diverse. In Alfa, Ghidella voleva realizzare un "polo del lusso", cioè di vetture di prestigio per sfruttare il valore del marchio Alfa Romeo e creare una gamma completa di automobili che potesse competere in tutto il mondo e rendere più forte la Fiat. Questo progetto fallì perchè Romiti pensava esattamente il contrario: differenziare le attività della casa torinese e questo fu la causa del dissidio che portò all'uscita di scena di Ghidella.
Il signor Bonini mi raccontò che Ghidella era entusiasta dei progetti che trovò nei cassetti dei tecnici, progetti ancora sulla carta ma di grande interesse per i motori modulari a 4 e sei cilindri predisposti anche per la trazione integrale...

Elvira Ruocco



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Leggi l’ intervista alla moglie di Ghidella dal “Corriere della Sera” del 20/03/2011


Vittorio Ghidella con la moglie, Giuliana Borghesi




Riportiamo quanto ci disse l'ing. Domenico Chirico oltre 3 anni fa in questa intervista (da fine pag.23 a pag. 26)




Ghidella fu un uomo Fiat molto importante, che sarebbe potuto divenire molto importante anche per l’Alfa Romeo.
Gran parte dei cambiamenti della prima era Fiat-Alfa sono dovuti alle sue decisioni, in certi casi “non felicissime”, come la 155, può farci un bilancio su questo personaggio?


Di Ghidella dico che è stato un vero peccato perderlo. Nel libro non lo dico, ma qui lo affermo con voce forte e chiara: per me, è il miglior amministratore delegato tra i tanti che ho conosciuto; era un uomo completo, se ne intendeva di cose finanziare, se ne intendeva di amministrazione e se ne intendeva di tecnica.
Per vostra curiosità racconto che, prima della uscita in serie della 164 se ne fece portare una di preserie. Venne da Torino a Milano con quell’auto. Il pomeriggio in riunione mi disse: “Guardi che io ho preso una macchina di preserie, sono venuto da Torino e ho trovato parecchi difetti” E senza leggere nessun appunto me li ha snocciolati tutti. Ho scritto quanto disse e conservo con accuratezza quelle note. Ho riempito 2 fogli interi. Però io, immaginando che ci sarebbe stato qualche problema, perché le preserie non erano ancora state testate, avevo portato una 164 che conoscevamo e proposi lo scambio per poter controllare le anomalie da lui segnalate..
Abbiamo poi preso quella macchina in mano, aveva tutti i difetti di cui lui mi aveva parlato senza leggere, 2 pagine di difetti, e c’erano tutti.. Dove lo trovi un amministratore delegato che se ne intende di queste cose? Non esiste, non c’è.
All’estero forse si, perché ho ascoltato discorsi tecnici da presidenti di grandi case.
Come si capisce, per Ghidella ebbi una grande ammirazione, per noi la perdita di Ghidella fu un colpo terribile.


Quindi se Ghidella avesse “vinto” nei confronti di Romiti, magari per l’Alfa ci sarebbe stata una storia diversa?

Dopo aver visto cos’era l’Alfa Romeo aveva fatto un'inchiesta generale, scoprendo che questo nome era conosciuto in tutto il mondo, Australia compresa. La Fiat la conoscevano un po’, la Lancia era poco nota all’estero. Lui ci disse questo e aggiunse “Io intendo ottimizzare la situazione dell’Alfa Romeo, perché questa è conosciuta in tutto il mondo, si deve diffondere di più, deve essere un nostro punto di forza” Immaginate la nostra felicità per quel discorso, aveva tutta l’intenzione di farlo. Disse, in un’altra occasione: “Vorrei rendervi indipendenti come eravate prima”. Avremmo potuto progettato le macchine a 360° e con l’aiuto dei mezzi Fiat avremmo potuto fare grandi cose. Ma non fu così, purtroppo è finita come tutti sanno…

Quindi era un problema di uomini, perché tanti pensavano che se fosse stata acquisita dalla Ford, l’Alfa avrebbe avuto una sorte ben diversa?

Non lo so, mi è difficile dirlo. So soltanto che alla Ford ci rispettavano moltissimo.
Per loro era importante l’Alfa Romeo. Molto importante. Avevano ammirazione per noi: prima che si chiudesse l’affare Ford, noi, con il loro accordo, avevamo iniziato a disegnare 2 nuove vetture: una nuova 33 e una nuova 90, una nuova trazione posteriore più larga. Se voi andate a guardare nei piani Alfa-Ford era indicato che queste dovevano essere delle macchine di transizione, prima di arrivare a quella che poi diventò la Mondeo, e che poi avremmo adoperato anche noi, con i nostri motori. Anche loro avrebbero mantenuto lo stesso concetto che abbiamo avuto con Fiat a proposito di sinergia. Per loro non c’era motivo di cambiare, puntavano anche loro.






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Ian Gillan 18/03/2011 22:13:46
Un uomo di prodotto che ha diretto con grande competenza la Fiat. Una figura che anche oggi saprebbe dire la sua.

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