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Biografie Piloti a cura di Giampaolo Molinari
Juan Manuel Fangio
Balcarce 24
giugno 1911
Buenos Aires 17 luglio 1995
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Fangio è ritenuto da
tutti forse il più grande dei piloti della Formula 1 moderna,
prima però di arrivare ad essere il "Maestro", come lo
chiamavano i suoi colleghi era un semplice meccanico di
automobili a Balcarce. Un meccanico che aveva la passione delle
corse tanto da portarlo a gareggiare nelle massacranti
competizioni locali, chiamate "Carretera"; erano delle
lunghissime gare di durata, effettuate nelle disastrate strade
del Sud America.
La prima gara Fangio la corre all'età di 18 anni con una Ford
adattata a taxi.
Fra le gare vinte la più particolare è il Gran Premio del Norde
che si corre sulla distanza di 10.000 chilometri! Questa corsa
parte da Buenos Aires, sale sulle Ande fino a Lima, in Perù, e
ritorna alla capitale argentina. Solo grazie alla sua competenza
maturata nella sua officina riesce a portare a termine queste
competizioni che prevedevano l'assenza di assistenza in caso di
rottura meccanica.
Nel 1949 Fangio sbarca in Europa con l'Equipo Argentino voluto
dal presidente argentino, Juan Peron, che vede in lui un'arma di
propaganda per il suo regime.
Ad attenderlo in Europa ci sono due suoi amici: Achille Varzi e
Luigi Villoresi.
Fangio si mette in mostra vincendo il Gran Premio di San Remo e
il Gran Premio di Monza con una Maserati "4 CDL".
Nel 1950 viene ingaggiato dall'Alfa Romeo per disputare il nuovo
campionato del mondo di Formula 1. La vettura è la "158" Alfetta
la migliore sulla carta.
Sfruttando le doti delle potentissima Alfetta, Fangio vince nel
Gran Premio di Monaco poi in Belgio e in Francia. A fine
stagione i due piloti dell'Alfa Romeo, Farina e Fangio, si
presentano al Gran Premio d'Italia con pochi punti di distanza.
In testa alla classifica c'è Fangio, la gara brianzola però
viene vinta da Nino Farina che lo sorpassa nella classifica
generale e si laurea primo campione del Mondo di F1. Fangio è
secondo a solo 3 lunghezze.
Il 1951 è l'anno del riscatto per il pilota argentino: l'Alfa
Romeo prepara per la stagione la "159", un semplice
aggiornamento della già potentissima Alfetta.
Il Gran Premio di Silverstone, 14 luglio, viene vinto da un suo
connazionale, Froilàn Gonzalez detto "el cabezòn", con la
Ferrari "375 F1". Sarà la prima vittoria del Cavallino nella
Formula 1 moderna. Fangio è secondo. In Svizzera e in Francia
vince la "159" condotta da Fangio. Alla fine della stagione i
conti si tirano nelle ultime due gare. Al Gran Premio d'Italia
Alberto Ascari incalza il pilota argentino dell'Alfa Romeo che
risponde con la conquista della Pole. Durante la gara la "159"
al 40° giro rompe il motore e Fangio è costretto al ritiro.
Ascari vince con la Ferrari. Il 28 ottobre al Gran Premio di
Barcellona Ascari deve vincere per portare a Maranello il primo
mondiale. Ad attenderlo però c'è Juan Manuel Fangio che compie
una gara perfetta, complici anche i pneumatici sbagliati usati
dalla Ferrari, stravince lasciando Gonzalez ad 1 minuto ed
Ascari a 2 giri di distacco.
E' il primo titolo mondiale per il pilota argentino.
Il 1952 vede Fangio impegnato alla 1000 Miglia, dove la stella
dell'argentino non brilla come nella massima formula. E' solo
22° con un'Alfa Romeo 1900. Sebbene il campione abbia più volte
tentato di vincere la corsa bresciana, non gli riuscirà di
tagliare il traguardo per primo. L'8 giugno a Monza un grave
incidente lo sottrae per molti mesi dalla scena delle corse.
Il 1953 si apre con una novità: Il Gran Premio di Argentina a
Buenos Aires. Fangio, dopo 4 Gran Premi disputati, è ancora
fermo a zero punti. La sua Maserati "A6GCM" è meno prestante
della Ferrari "500 F2". Conclude la stagione al posto d'onore
dietro un fortissimo Alberto Ascari, che si laurea per la
seconda volta consecutiva campione.
La supremazia della Scuderia di Maranello nei campionati del
mondo 1952 e 1953 è da imputare al ritiro dell'Alfa Romeo dalle
competizioni e dalla decisione, della Federazione
Internazionale, di far correre le monoposto di Formula 2 nella
massima formula. La nuova regola premia la scrupolosa e
vittoriosa attività agonistica in F2 della Ferrari.
Anno 1954, il regolamento viene modificato: possono partecipare
al campionato solo le auto con motore avente cubatura di 750 cc
con compressore o di 2500 cc aspirati. Fangio è la prima guida
della Maserati; vince in Argentina e in Belgio ma alla terza
gara el Chueco, soprannome datogli in virtù delle sue gambe
storte, cambia scuderia e passa alla ben più forte Mercedes. La
casa di Stoccarda schiera la più potente auto del campionato: la
W196, motore 8 cilindri, valvole desmodroniche e 275 cv a 8250
giri.
Fangio vince subito in Francia e in Germania, lasciando Gonzalez
e la sua Ferrari a più di due minuti di distacco. In questi anni
viene fuori la sua filosofia di guida e la sua tattica di gara:
Fangio cerca di vincere cercando di andare il meno forte
possibile. La sua esperienza di meccanico lo aiuta a non
sfruttare l'auto più del dovuto; inoltre il soprannome di
"Maestro" gli viene dato grazie alla sua conoscenza perfetta di
ogni tracciato e di ogni velocità di percorrenza in curva. Al
Maestro gli altri piloti chiedono con quale marcia affrontare
una curva e con quale velocità tirare la staccata. Fangio è il
primo calcolatore.
Il suo essere infedele ad uno specifico marchio è la conferma
del suo ragionamento, teso alla vittoria con il mezzo migliore
disponibile.
In quegli anni un altro pilota di grande valore si affaccia sul
panorama della Formula 1, è Stirling Moss. Esordisce alla
Maserati ed ha 18 anni di meno di Fangio.
A Monza il giovane inglese prova ad infastidire la cavalcata
trionfale del Chueco, che con la W196 carenata conclude la corsa
doppiando tutti gli altri piloti a 180 km/h di media.
Si laurea campione del mondo per la seconda volta vincendo ben 8
gare su 12.
Il 1955 si apre con la prematura scomparsa di Alberto Ascari a
Monza, mentre era alla guida di una Ferrari Sport prestatigli
dal compagno di scuderia Eugenio Castellotti. Fangio lo
ricorderà come il pilota con più classe e coraggio mai esistito.
Nella stagione è protagonista il dualismo tra Fangio e il suo
nuovo compagno di squadra: Stirling Moss. Al nuovo Gran Premio
d'Italia, che si disputa per la prima volta anche sull'anello
dell'alta velocità, Fangio trionfa con la strepitosa media di
206 km/h a bordo della Mercedes W196. Fangio si laurea campione
del mondo per la terza volta e la Mercedes, a seguito del
mostruoso incidente di Le Mans, si ritira.
Juan Manuel Fangio passa nel 1956 alla Ferrari, che rileva tutto
il materiale sportivo della Lancia compresa la velocissima D50.
Sia nel Gran Premio di Argentina che nel Gran Premio di Monza
Fangio, a seguito di noie meccaniche, prende l'auto di un suo
compagno di squadra, cosa all'epoca possibile subendo però la
decurtazione di metà dei punti assegnati in caso di piazzamento
a punti.
La stagione vede Fangio impegnato a raggiungere i vari capo
classifica che si susseguono. Al Gran Premio di Francia, a
Reims, i piloti della Ferrari corrono col lutto al braccio. E'
morto Dino, il figlio ventiquattrenne di Ferrari.
La squadra, per onorare il figlio del Drake, è protagonista di
una corsa fantastica che si conclude con la tripletta rossa:
Collins, Castellotti e Fangio.
La vittoria di Peter Collins a Reims fa sì che per la prima
volta nella storia della Formula 1 sia un inglese ad essere in
cima alla classifica. Nel Gran Premio di Inghilterra Fangio
vince e si porta ad una lunghezza dal compagno di squadra Peter
Collins. Ad agosto al Nurburgring è sempre Fangio protagonista
di una strepitosa gara; vince e compie il giro più veloce.
Il 2 settembre 1956 si corre il Gran Premio d'Italia a Monza.
Resterà come una delle gare più belle del nuovo campionato. In
palio ci sono 8 punti per il primo classificato ed 1 punto per
il giro più veloce. Fangio ha 30 punti e Collins 22 punti. La
gara si apre con il duello entusiasmante di Castellotti ed il
compagno di squadra Musso. Dopo 4 giri, sono già ai box per
cambiare le gomme posteriori sinistre, ormai consumate dalla
media elevata e dal carico che subiscono in sopraelevata.
Dopo pochi giri, Fangio è costretto al ritiro per la rottura
dello sterzo. Per Collins sembra fatta, ma il pilota inglese al
32° giro si ferma ai box e cede la sua vettura all'asso
argentino. L'azione del pilota inglese lascia tutti basiti tanto
più che il suo compagno, Luigi Musso, si era rifiutato di cedere
la sua macchina al Chueco pur non lottando per il primato
mondiale. Collins, a giustificazione della sua azione affermerà
"Fangio è il Re del volante ed è un grande campione che non
calcherà ancora per molto le scene, io invece sono giovane e di
tempo ne ho"
Purtroppo Peter Collins perse la vita nel Gran Premio di
Germania del 1958 senza conquistare nulla.
Fangio arriverà secondo dietro Moss, ma sarà campione del Mondo
per la quarta volta.
Il 1957 vede Fangio protagonista di un nuovo cambio: a conferma
della sua infedeltà e del suo cercare sempre la macchina
migliore, il Chueco sceglie la Maserati 250F. Una monoposto che
non rappresenta una vera e propria novità. Infatti è la macchina
che lui lasciò nel '54 per approdare alla Mercedes. Gli anni e i
numerosi interventi l'hanno migliorata al punto di renderla la
monoposto da battere.
Juan Manuel Fangio vince in Argentina, a Monaco e al Nurburgring
compie un capolavoro stabilendo per 10 volte consecutive il
record sul giro. Al Gran Premio di Pescara ingaggia un duello
con Moss e Musso, poi si accontenta dei 6 punti del secondo
classificato. A Monza lascia vincere Moss e la piazza d'onore
gli basta per conquistare il quinto titolo, il quarto
consecutivo, di Campione del Mondo.
Il 1958 è l'anno del ritiro, dopo due Gran Premi, Argentina e
Francia, conclusi al quarto posto. La tragica morte del suo ex
compagno di scuderia, Luigi Musso, a Reims lo induce a chiudere
col mondo dell'agonismo.
Il 9 settembre al Gran Premio d'Italia Juan Manuel Fangio si
presenta in borghese: la sua carriera è finita.
Non abbandona il mondo dell'auto, diventerà responsabile della
filiale Mercedes - Benz a Buenos Aires.
L'avvenimento più curioso che accadde al pilota argentino fu al
secondo Gran Premio di Cuba in programma il 23 febbraio del 1958
sul circuito del Malecòn. Curioso, perché sebbene Fangio non
corse quel Gran Premio fu lui il vero protagonista della scena.
L'allora dittatore dell'isola, Fulgencio Batista, volle che il
corridore argentino partecipasse al Gran Premio di Cuba perché
l'immagine del suo governo stava passando un periodo di forte
crisi. Per contrastare le volontà del dittatore si era formato
un gruppo di rivoluzionari chiamati "Movimento 26 luglio"
comandati da Fidel Castro dalla Sierra Maestra. Lo scopo dei
rivoluzionari era impedire che Fangio disputasse il Gran Premio.
La notte del sabato un gruppo di uomini armati sorpresero el
Chueco nel suo albergo all'Avana. Fangio non si impaurì, grazie
ai suoi nervi d'acciaio diede seguito alle richieste degli
uomini armati senza contrastarli. Il suo manager Gamberone
ricorda l'argentino come il più calmo della vicenda. El Chueco
fu trasportato nella periferia dell'Avana. Sistemato in una casa
dei rivoluzionari stette lì fino alla conclusione della gara.
Per nulla impaurito conversò tutto il tempo. Arrivò al punto di
dire che i sequestratori gli fecero un gran favore, la sua
Maserati "450 S" aveva dei problemi e sebbene avesse fatto la
Pole non avrebbe vinto la gara. I sequestratori si scusarono più
volte con il Maestro. Il loro intento non era far del male al
penta campione ma semplicemente contestare il governo di
Batista. Nel frattempo la notizia dell'avvenuto sequestro
dell'asso del volante fece il giro del mondo. Finita la corsa il
Movimento di Fidel, raggiunto il suo obiettivo, dovette
procedere al rilascio del pilota. Questa operazione comportava
seri rischi. Gli uomini di Batista avrebbero potuto ucciderlo
incolpando poi il Movimento di Fidel. Fangio di comune accordo
con i sequestratori fu portato all'Ambasciata argentina. Dopo 27
ore il sequestro si era già concluso e Fangio era sano e salvo.
Il Movimento 26 luglio aveva raggiunto il suo scopo e Fangio
vide incrementarsi la sua popolarità.
Un anno e mezzo dopo il nuovo capo del governo di Cuba, Fidel
Castro, invitò il campione a ritornare nell'isola. Ma Fangio
ritornò a Cuba solo nell'81 nelle vesti di responsabile del
marchio Mercedes - Benz per effettuare una vendita di camion al
governo dell'Avana.

FANGIO CON LA 159
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