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  Biografie Piloti a cura di Giampaolo Molinari

  Giuseppe (Nino) Farina
  Torino 30 ottobre 1906
  Chambery 30 giugno 1966

 


Di origini piemontesi Giuseppe, detto Nino, nasce in una famiglia di carrozzieri, suo padre Giovanni Farina fonda la carrozzeria omonima mentre suo zio Battista, detto Pinin, costituirà una delle più famose carrozzerie oggi ancora esistente, la Pininfarina.
Laureato in Legge, veniva chiamato nell'ambiente delle corse il "Dottor Farina". La sua carriera da legalista non ebbe seguito a causa della sua grande passione per le corse automobilistiche.
La sua prima gara risale al 1930, una gara in salita: l'Aosta - Gran San Bernardo.
Nonostante la prima uscita agonistica fosse sfortunata, la sua istintiva irruenza alla guida causò un incidente nel quale riportò la prima frattura; con tenacia continuò a gareggiare e colse numerosi successi a bordo di vetture italiane: Alfa Romeo, Maserati e Lancia. Inconsueto era il suo stile di guida: busto reclinato all'indietro, lontano dal volante, le braccia rilassate nel controllo del volante.
Il primo riconoscimento non tardò ad arrivare; nel 1936 e per ben tre anni consecutivi fino al 1939 conquistò il titolo di "campione italiano assoluto di velocità". Nel frattempo nel 1938 diviene prima guida della casa del Portello.
Durante il Ventennio Fascista vennero disputate delle corse in terra libica. Con queste gare, il governo si faceva vanto nelle colonie del grado di preparazione ed industrializzazione del Paese. Nel 1940 Nino Farina con la "158" vinse il Gran Premio di Tripoli.
Chiusa la parentesi bellica, Nino Farina continuò la sua carriera di corridore affermandosi a Ginevra nel 1946 con l'Alfa Romeo e due anni più tardi, nel 1948, colse la vittoria nel Gran Premio delle Nazioni a Ginevra pilotando con maestria la sua Maserati "4 CLT".
Nel 1949 iniziano delle collaborazioni con la Ferrari e subito coglie alcuni successi: il Gran Premio di Rosario a bordo di una monoposto due litri con compressore volumetrico (Ferrari 166). Questa vittoria in Argentina sarà ricordata come la prima vittoria all'estero della scuderia di Maranello.
Nel 1950 l'Alfa Romeo volle presentarsi in grande stile per il nuovo campionato di Formula 1 formando la temibile squadra delle "3 F" Fagioli (52 anni), Fangio (39 anni) e Farina (44 anni).
A bordo della 158 "Alfetta" Farina conquista la prima vittoria del nuovo campionato, a Silverstone in Inghilterra, successo che lo condusse ad essere il primo campione del mondo grazie anche alle successive vittorie in Svizzera e in Italia.
Alla fine del 1951 l'Alfa Romeo si ritira dalle corse, Nino Farina invece ha ancora voglia di correre. Ritorna a Maranello, dove rimane fino al 1955. Con la vetture del Cavallino rampante coglie vittorie di rilievo come la 1000 km di Nurburgring e il Gran Premio di Germania nel 1953, la 1000 km di Buenos Aires nel 1954.
Nel 1956, di sua volontà, tentò l'ultima carta alla 500 miglia di Indianapolis con una macchina americana ma motorizzata Ferrari, conosciuta come Bardhal-Ferrari-Osca.
Purtroppo la macchina non riuscì neanche a qualificarsi e allora l'insuccesso e l'età avanzata lo spinsero ad abbandonare la carriera agonistica professionista.
A seguito della carriera di corridore, ricoprì la carica di Presidente della Commissione Sportiva dell'Automobile club di Torino.
Morì a bordo di una Ford "Cortina Lotus" a causa di un banale incidente stradale dovuto all'elevata velocità mentre si recava a Ginevra.
Sebbene la scomparsa improvvisa, Nino Farina lasciò un ricordo vivo e profondo nel mondo delle corse di automobili. Era di carattere forte, tenace, combattivo e schietto!
Va ricordato l'aneddoto con la Ferrari nel 1947: Farina, insoddisfatto della sua vettura, volle che gli fosse data la vettura di Cortese. Non riuscendo a spuntarla, abbandonò repentinamente il campo di gara. La scuderia Ferrari dovette partecipare alla gara piacentina con una sola macchina che, per giunta, non arrivò nemmeno al traguardo.
Enzo Ferrari nel suo libro "Piloti, che gente…" lo descrive con queste parole "Nino Farina era l'uomo dal coraggio che rasentava l'inverosimile. Un grandissimo pilota, ma per il quale bisognava stare sempre in apprensione, soprattutto alla partenza e quando mancavano uno o due giri all'arrivo. Alla partenza era un poco come un purosangue ai nastri, che nella foga della prima folata può rompere; in prossimità del traguardo era capace di fare pazzie, ma, bisogna pur dire, rischiando solo del proprio, senza scorrettezze e danno ad altri. Così, aveva un abbonamento alle corsie dell'ospedale."


NINO FARINA VINCITORE DEL GRAN PREMIO DI SILVERSTONE
PRIMA GARA DEL NUOVO CAMPIONATO DI FORMULA UNO

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