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Alfa Romeo, 109 anni di passione al Museo di Arese

La festa per i 109 anni dell’Alfa Romeo si è svolta al Museo di Arese con un giorno d’anticipo. Ecco gli appuntamenti clou e le immagini della giornata





L’Alfa Romeo ha compiuto 109 anni: un traguardo invidiabile per una casa automobilistica che da oltre un secolo regala emozioni e viene seguita con passione viscerale da estimatori ed appassionati. Per questo compleanno, il Museo Storico Alfa Romeo ha anticipato la festa di un giorno, domenica 23 invece del canonico 24 giugno, così da consentire la partecipazione all’AlfaDay di Arese al maggior numero possibile di alfisti.

Tra antico e moderno. La presenza è stata massiccia, con equipaggi provenienti anche dal nord Europa, alla guida di auto che rappresentavano la produzione dagli anni 60, con le Giulietta, fino ai giorni nostri, con le Giulia di corrente produzione e la instant classic 4C. Per una ricorrenza così importante, al consueto appuntamento mensile con il backstage, si sono aggiunti alcuni eventi dedicati.

Tutti in pista! Ha aperto la giornata il rituale giro nel “pistino” del Museo dedicato a chi è intervenuto con la propria Alfa Romeo. A una prima sessione, che ha visto la contemporanea presenza di 109 vetture, ne sono seguite altre lungo tutto l’arco della giornata data la notevole partecipazione.

Lezioni di car design. È stata poi inaugurata la mostra temporanea centrata sulla genesi stilistica della 4c. In mostra sulla pedana c’era il prototipo apparso al Salone di Ginevra del 2011. A togliere nuovamente il velo Alessandro Maccolini - capo design esterni Alfa Romeo -, che ne ha illustrato le particolarità delle linee, comprese alcune soluzioni purtroppo poi abbandonate nel percorso che ha portato all’industrializzazione del prodotto. La notevole presenza di pannelli illustrativi ha mostrato ai visitatori moltissimi bozzetti, anche dei minimi particolari. Gli appassionati hanno potuto confrontarsi con il disponibilissimo designer per tutto il giorno.

Un faro acceso sulla Darraq. Il backstage dell’inizio pomeriggio ha messo al centro la Darracq 8/10 che, nella precedente configurazione del Museo dava il benvenuto agli ospiti. Normalmente non esposta, è stata collocata per l’occasione nella sala Giulia, dove Giousuè Boetto Cohen, giornalista e anche collaboratore di Ruoteclassiche, ha tratteggiato il contesto della Milano del primo ‘900, quello in cui dal semi fallimento della Darracq Italiana nascerà poi l’A.L.F.A. oggi ultracentenaria.

Da Napoli… Il francese Pierre Alexander Darracq, finanziere dotato di buon fiuto per gli affari ma di scarse competenze tecniche, era già passato nel 1896 dalla produzione di biciclette all’assemblaggio di vetturette. Il successo in madrepatria lo aveva convinto ad impiantare altri stabilimenti analoghi in Regno Unito, in Italia ed in Spagna. Fu a Napoli che nel 1906 nacque la Darracq Italiana.

A Milano. La distanza dalla Francia, da cui arrivavano le componenti per l’assemblaggio, spinse l’imprenditore a trasferire l’impianto, nello stesso anno, a Milano, su di un’area confinante a quella che aveva ospitato l’expo nella zona detta “del Portello”. Le potenzialità intraviste dal francese non si materializzarono, e la produzione dei tre tipi di vetture, scelte fra le più piccole e datate, non portò il successo sperato, complici anche difficoltà organizzative e una congiuntura economica sfavorevole, che portarono a realizzare i primi pezzi solo nel 1908.

Nasce l’Alfa. La società venne messa in liquidazione, stante l’intenzione di Darracq di non intervenire con fondi propri per il miglioramento dei modelli. Ugo Stella, che ne era amministratore delegato, prese la testa di una cordata di investitori che comperò la società e la chiamò Anonima Lombarda Fabbrica Automobili. Era il 24 giugno 1910.

Il gran premio in diretta. La vetturetta assemblata al Portello non era l’unico pezzo forte presente in sala Giulia. La concomitanza con il Gran Premio di Francia ha gremito di spettatori la sala Giulia, come ad ogni gara della massima formula (la diretta è infatti proiettata su di un maxischermo).

L’”alfetta”. Ben adatta la presenza della 158, l’”alfetta” con cui la Casa partecipò al primo campionato mondiale Formula 1 nel 1950. In mezzo al pubblico, era come rivederla fendere le ali di folla festante che gli tributava i giusti onori. Quel campionato lo vinse Nino Farina, che portò al debutto nell’ultima gara - Monza - la sua evoluzione 159.

Ispirate alla F1. A “vigilare” sulla vittoriosa monoposto, gli esemplari di Giulia e Stelvio “Alfa Romeo Racing” esposti all’ultimo Salone di Ginevra. Si tratta di versioni speciali di produzione limitatissima - 10 esemplari per modello, anche se gli ultimi rumor parlano di 15 - contraddistinta dalla livrea ispirata alla monoposto che corre il campionato 2019.

In TV. Al termine della gara del Paul Ricard, si è parlato proprio di livree, con Maccolini e con Klaus Busse, responsabile design FCA per il mercato europeo. La giornata si è conclusa con la diretta del programma Race Anatomy, per il canale Sky Sport F1, per l’occasione tenuta proprio al Museo. A far da corollario al conduttore e agli ospiti, il pubblico degli appassionati e la splendida 159 con cui Farina uscì vittorioso a Monza nel 1950 portando a casa il primo titolo mondiale formula 1.








Fonte: ruoteclassiche.it

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