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Dieselgate Volkswagen
Usa, Schmidt si dichiara colpevole: rischia sette anni di carcere





Oliver Schmidt si è dichiarato colpevole. Il manager del Gruppo Volkswagen, arrestato a gennaio negli Usa con l’accusa di frode e cospirazione in relazione al caso dieselgate e da allora trattenuto in carcere, ha ammesso le proprie responsabilità presso una corte federale di Detroit.
L’accusa. Schmidt, ex direttore della conformità tecnica del gruppo di Wolfsburg, dirigeva l’ufficio americano delle omologazioni. L’arresto, a Miami, risale al 7 gennaio scorso: secondo le autorità americane, il manager avrebbe violato il Clean Air Act (la legge federale del 1963 per il controllo dell'inquinamento atmosferico), attribuendo le discrepanze dei test a “problemi tecnici” e non ai defeat device installati sulle vetture diesel. Nella sua ammissione, Schmidt ha spiegato di essere stato informato della presenza dei software illeciti nella primavera del 2015.

La pena. Originariamente, i capi d'accusa erano undici, ridotti poi a due in fase di patteggiamento. Come riportato dalla Reuters, Schmidt eviterà il normale processo, rischiando comunque fino a sette anni di carcere e una multa compresa tra i 40 e i 400 mila dollari: la sentenza sarà emessa il prossimo 6 dicembre. Peraltro, l’uomo è l’unico dirigente collegato al dieselgate effettivamente imprigionato: gli Usa hanno emesso mandati di arresto per altri cinque ex Volkswagen, ma i manager si trovano al sicuro in Germania, protetti dall’estradizione. In totale, i responsabili del gruppo finiti sotto accusa negli States (in carica o meno) sono otto: nell'elenco, figurano anche James Liang (già dichiaratosi colpevole: la sentenza è attesa il prossimo 25 agosto) e l'italiano Giovanni Pamio, ex ingegnere dell'Audi.

Maxi multe. Sempre negli Usa, Wolfsburg ha patteggiato su più fronti, spendendo circa 25 miliardi di dollari. In una nota, il costruttore ha confermato la "collaborazione" in corso con il Dipartimento di Giustizia, proprio in relazione alle indagini sui singoli dipendenti.


Fonte: quattroruote.it

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