Marco Rigoni racconta...
l'Autocarro "50"





I veicoli utilitari non hanno mai rappresentato un argomento di rilievo nell’immagine dell’Alfa Romeo.
Secondo quanto riportato dalla scarsa documentazione sul tema "autocarri e bus", sembra addirittura che la classe dirigente della Casa abbia voluto coscientemente mantenere un basso profilo di comunicazione su questo tipo di produzione per non "inquinare" l’immagine di eccellenza e velocità delle sue automobili.
Una politica che, se corrispondente alla realtà, è durata circa 70 anni, essendo questo il periodo trascorso tra il primo camion leggero 24 HP del 1913/14 e l’ultimo furgone AR 6 del 1988, prodotti dall’Alfa.
Come spesso accade nelle prospettive storiche, questo non è del tutto preciso: è noto infatti che il Direttore Generale Ugo Gobbato agli inizi degli anni '30 attribuiva un ruolo aziendale primario alla produzione di autocarri ed autobus e che nella seconda metà dello stesso decennio, l’Azienda era definita nello scenario industriale italiano come produttrice di motori d’aviazione e autocarri.
D'altro canto, per completare il quadro, anche gli utilizzatori, imprenditori ed autisti, apprezzavano le macchine Alfa.
Ricordo ancora chiaramente il padre di un mio compagno di scuola che, agli inizi degli anni '60, descriveva le meraviglie di un "900", che aveva acquistato usato, sul percorso Pavia-Bari e ritorno, comparando i tempi di percorrenza con i Fiat ed i Lancia dei suoi colleghi e concorrenti.
Fatta questa doverosa premessa veniamo all’oggetto di questa storia, all’autocarro "50". Questo veicolo è il primo mezzo utilitario pesante prodotto dall'Alfa Romeo.
L'Alfa acquisisce la licenza per la tecnologia motoristica, cioè per i diesel di grande cilindrata, dalla tedesca Deutz nel 1929 e, sempre nello stesso anno, la licenza per la costruzione di due modelli di autocarri dalla Bussing-Nag, anch'essa tedesca (nella foto di destra l'autocarro originale tedesco).
Oggi si è ormai affermato il concetto di "globalizzazione" facendolo passare come un fenomeno affermatosi negli ultimi due decenni, ma se guardiamo allo scenario produttivo dell’Alfa Romeo della fine degli anni '20, lo ritroviamo perfettamente realizzato, pur in un periodo di notevoli tensioni internazionali.
L’automobile ha origini franco-italiane, i motori d’aviazione inglesi, gli autocarri tedesche, i propulsori marini svedesi, i locomotori ungheresi.



Immagine dell'autocarro "50" prodotto dall'Alfa e carrozzato da Strafurini


Torniamo al nostro camion. Il "50", che appare nel 1930, è un due assi di 5 tonnellate di portata, mosso da un motore diesel 6 cilindri di 10600 cc (l’"F6M 217") che sviluppa una potenza massima di 80 CV a 1200 giri/min.
Ha un passo di 5200 mm, una lunghezza di quasi 9 metri (8950 mm) ed una larghezza di 2450 mm, monta un cambio 4 marce più la retro, sterzo a ralla ed è capace di raggiungere la velocità massima di 33 km/h.
La disposizione del motore è a sbalzo sull’avantreno, la cabina e i cofani hanno un disegno squadrato, proprio "alla tedesca".
Dal 1930 al 1933 verranno messi in produzione anche il modello "40", con struttura adatta per autobus, ed il modello "80" a tre assi con motore da 11530 cc e oltre 6000 kg di portata.
Secondo i documenti dell’epoca reperiti negli archivi Alfa Romeo, ne vengono costruiti circa 150, dei quali 6 "40" e 29 "80", molti di essi interamente prodotti dall’Alfa, altri carrozzati dalle primarie aziende del settore.
Questi primi grandi autocarri hanno un fascino particolare: sono imponenti, massicci e incutono un certo timore. Somigliano un po’ a quegli enormi dinosauri di milioni di anni fa.
Stupisce il confronto tra la loro immagine e quella di una spider 1750 GT Touring dello stesso periodo: non sembrano due opere uscite dalla stessa fabbrica.


Foto del modello originale tedesco dell'Autocarro Bussing
immagine ripresa da un sottobicchiere pubblicitario di una birra tedesca in voga negli anni 20/30




Storia del modello in scala dell'Autocarro "50"


Il primo modello di camion entrò in collezione nel 1993. Sino a quel momento, ovvero per 16 anni di seguito, avevo raccolto solo automobili. Era ovviamente uno speciale, in quanto solo tra questi si trovavano i camion Alfa Romeo e in scala 1/43, come le autovetture.
A quel tempo non avevo ancora ben definito lo scopo della collezione, ovvero obiettivi e perimetro: raccoglievo modelli Alfa.
La voglia di "50" nasce 11 anni dopo, nel 2004, ovvero poco dopo aver stabilito che la collezione avrebbe dovuto contenere almeno una miniatura per ogni modello di prodotti Alfa. Per intenderci, stando nel campo degli autocarri, ci vuole almeno un "Mille", un "900", un "450" e così via fino al primo, cioè al "50".
Va da sé che tale modello non era in alcun catalogo, mi sono perciò messo alla ricerca di qualcosa che gli somigliasse, che potesse cioè servire come base per una elaborazione.
Avevo visto nel catalogo del sig. Roberto Gilardoni, artefice di bellissimi "Alfoni", un Fiat 633 ed un Lancia 3RO che avevano anch'essi il motore a sbalzo e cabine e cofani squadrati come il "50" e quindi, conoscendoci molto bene, gli chiesi se si poteva tentare la trasformazione.
Il sig. Gilardoni è squisitamente gentile, calmo e razionale.
Dopo un breve pensiero, mi spiegò dettagliatamente che la cosa non era fattibile in quanto i prodotti erano strutturalmente diversi anche se, dalle piccole foto di un catalogo, potevano sembrare simili.
Tentai allora una strada diversa: poiché il "50" era prodotto su licenza Bussing, mi feci una cultura sui camion della ditta tedesca.
Ho messo insieme una raccolta di un centinaio di immagini ed ho avuto modo di imparare un'altra bella storia industriale, poi mi sono messo alla ricerca di eventuali modelli di Bussing.
Ne trovai uno che però aveva due problemi: era in una scala diversa dall'1/43 ed era relativo ad un Bussing del 1933, cioè successivo al mio "50" (nella foto di sinistra il modellino scartato).
Siamo ormai nel 2005 e il progetto "50" venne momentaneamente accantonato, entrando perciò nella lista "BUCHI DELLA COLLEZIONE".
Poi nella primavera del 2009, durante uno dei periodici incontri con il sig. Roberto Gilardoni, gli raccontai talmente bene il mio stato di demoralizzazione per la mancanza del "50" che, preso da un moto di compassione mi disse: "Sig. Rigoni, non le prometto nulla, ma le assicuro che tenterò la realizzazione del "50" ".
Puntualmente ogni mese gli telefonavo per sapere come procedevano i lavori, ma era sempre evasivo. A fine novembre il Sig. Gilardoni mi telefona, mi chiede come vanno le cose, parliamo di vari argomenti e quando ormai pensavo ad una telefonata di cortesia, pur molto apprezzata, mi dice: “Guardi che il "50" è pronto tra una settimana".
In dicembre l’appuntamento era alla borsa-scambio di Novegro. Non nascondo che, pur dopo oltre 30 anni di raccolta di modelli, provavo una certa emozione mentre mi avvicinavo alla postazione di Gila. C’era, come sempre, anche la sua gentilissima Signora e fu proprio lei ad aprire la scatola: il "50" era lì, con la sua cisterna ad "U" Strafurini!
Anche se mancavano pochi giorni a Natale, ero contento come una Pasqua! Appena a casa, tirai fuori il mostro dalla sua confezione, lo misi sul piano della scrivania e me lo guardai per mezz’ora.
Poi accesi il computer, aprii il file "BUCHI DELLA COLLEZIONE" e misi un OK di fianco alla linea "Autocarro 50" e riempii la riga con un bel verde limone.




Galleria fotografica
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