La Mito Cabrio che l'Alfa Romeo non ha mai osato realizzare
Disegnata da Juan Manuel Díaz ricevette il "no" di Marchionne. Il designer argentino ha spiegato il perché
L'Alfa Romeo Mito è stata la prima e unica vettura di segmento B del Biscione, almeno fino all'arrivo della Junior, il SUV piccolo nato come Milano e disponibile sia con motorizzazione mild hybrid sia con powertrain elettrico. In molti vedono collegamenti tra i due modelli, con la Junior a rappresentare l'erede diretta della Mito. A dissentire è Juan Manuel Díaz, designer argentino "papà" della piccola prodotta dal 2008 al 2018. "È mal realizzata" ha dichiarato tempo fa ai nostri colleghi di Motor1 Argentina riferendosi alla Junior.
Una difesa a spada tratta per quella che fu la grande creazione di Díaz: la prima vettura di a portare la sua firma, capace di vendere quasi 300.000 unità in 10 anni e con un design ispirato a una delle Alfa più belle di sempre: la 8C Competizione. Ora sappiamo che come la sportiva su base Maserati anche la Mito avrebbe potuto diventare una cabrio.
Il "no" di Marchionne Díaz ha infatti rivelato come ai tempi venne progettata e realizzata, come concept, un'Alfa Romeo Mito cabrio, molto simile alla versione classica, con tetto in tela retrattile e 4 posti. Il designer argentino ne ha raccontato la storia sui propri profili social:
"L'Alfa Romeo Junior si posiziona come successore della Mito a livello di marketing. Ma in realtà è un'auto di un altro segmento: è più grande. Quando stavamo progettando la Mito originale avevamo proposto un SUV di queste dimensioni, per offrire un'alternativa a cinque porte. Sergio Marchionne, allora amministratore delegato di FCA, non diede il via libera perché disse che non avrebbe avuto successo in questo. Beh, si sbagliò. Ma Marchionne ha avuto ragione in molti altri frangenti. Ma ehi, la macchina c'è, il prodotto Junior va bene, Alfa Romeo ne ha bisogno: si posiziona in un segmento che Alfa Romeo deve presidiare e ovviamente, farlo su una piattaforma già utilizzata da Peugeot, Opel, Jeep e Fiat fa diminuire di molto i costi di produzione. Ma bisogna fare attenzione a due particolari: è un segmento in cui i cinesi stanno entrando in modo fortissimo in Europa e nel mondo intero, con veicoli dotati di una tecnologia migliore rispetto agli europei. Qui non parlo solo dei prodotti Alfa Romeo o Stellantis, parlo a livello europeo: i cinesi hanno una tecnologia migliore. Il successo o meno di un'auto lo decide il mercato. La Mito era un'auto più piccola, che poteva attrarre i futuri alfisti. Era un'auto più economica, costava quasi la metà della Junior. Oggi, con la crisi economica europea non so se il cliente tipo della Junior sia lo stesso dei tempi della Mito. Parlando di design, Alfa Romeo è un marchio che non ha bisogno di ornamenti. È una vettura che deve essere definita dal Trilobo, ovvero lo scudetto centrale e le due prese d'aria laterali. Sulla Junior il Trilobo è quasi sfocato. C'è un tentativo di modernità, di rottura, che sembra interessante, ma è mal eseguito. Bisogna vederlo per strada: il frontale ha troppi pezzi e molte false prese d'aria. Penso a quei dettagli come qualcosa che non è premium, che non trasmette qualità. Quando inizi a fare i buchi e alla fine li ricopri con la plastica, non tutti vengono bene. In generale il frontale, in questo caso, mi sembra un po' esagerato. Anche le proporzioni non mi piacciono, c'è lo stesso problema della Tonale: un anteriore che non c'è e la fiancata poco espressiva. Alfa Romeo si caratterizzava anche per avere sempre una "spalla" sul parafango posteriore, qui (sulla Junior) la spalla è molto piccola. Il retro della Junior mi sembra del tutto anonimo. Ci sono foto di un'auto di Vinfast prodotta due anni fa e appartenente allo stesso segmento della Junior, e sono abbastanza simili. Ma ancora una volta a comandare sarà il mercato.