GP Italia nella storia – 1924: Antonio Ascari vince con l’Alfa Romeo




La quarta edizione del Gran Premio d’Italia era in programma il 7 settembre 1924, sarebbe stata la terza gara mondiale sul tracciato di Monza, ma è stata annullata all’ultimo momento, per essere posticipata al 19 ottobre a causa della rinuncia di più della metà dei concorrenti. Mercedes e Fiat, alcune delle vetture più performanti di quegli anni, non erano pronti a gareggiare ed Arturo Mercanti, presidente del RACI, è riuscito ad organizzare l’evento contando su alcune squadre private con una dozzina di vetture.

La gara di ottobre si è tenuta sulla pista di 10 km, comprendente l’originale pista ovale ad alta velocità di 4,5 km e il circuito asfaltato di 5,5 km, una prova di 80 giri per un totale di 800 km, con il tempo massimo consentito era di un’ora dopo il primo arrivato.

I 12 partenti della gara di ottobre comprendono quattro Alfa Romeo guidate da Ascari, Campari, Wagner e Minoia, quattro Mercedes con Werner, Neubauer, Masetti e Zborowski, due auto francesi Schmid con Goux e Foresti e, su invito, due 1500 Chiribiri italiane guidate da Marconcini e “Nino”.

La partenza alle dieci della mattina davanti 35.000 spettatori accorsi sulle tribune della pista. All’abbassarsi della bandiera blu è l’Alfa di Ascari a prendere il comando della gara seguito da Campari, Wagner e Masetti. Problemi per Zborowski e Werner con il motori che non si avviavano subito facendo perdere tempo ai due concorrenti.

Dopo qualche sorpasso nelle prime batture di gara, dal decimo giro in poi le quattro Alfa Romeo prendono saldamente il comando senza mai abbandonare le posizioni anche dopo le soste per i rifornimenti. Le nuove Mercedes non ancora messe a punto, si dimostrano instabili e difficili da gestire e non hanno la potenza e la velocità per sfidare le italiane in testa. Le due Schmidt seguivano dietro la squadra tedesca e le Chiribiri seguivano proprio alla fine di questa noiosa processione che vede il ritiro di Masetti dopo 38 giri.

Le Alfa Romeo sono le vetture più performanti, i piloti guidavano con meno rumore nonostante i loro compressori funzionassero costantemente. Anche la Mercedes faceva funzionare costantemente i compressori, ma sembrava che li usassero principalmente solo sui rettilinei, il che da una certa distanza suonava come una gigantesca sega circolare, e da vicino, a causa del forte scarico, cambiava in modo smorzante. Nelle curve sopraelevate, le Alfa Romeo, essendo 20 km/h più veloci delle Mercedes, salivano fino al bordo superiore, mentre le auto tedesche prendevano sempre la via più breve all’interno delle curve. Quando si avvicinavano alle curve, tutti i piloti tiravano il freno a mano esterno, cosa che non si era ancora vista a Monza.

Al giro 43 Zbowowski si ferma ai box per cambiare le ruote posteriori e le candele. Dopo la ripartenza, al giro 44 la sua auto sbanda nella curva di Lesmo colpendo il bordo esterno della pista e rimbalzando verso l’interno. Uscendo di pista la Mercedes colpisce un palo che piega l’asse anteriore e la ruota anteriore destra. In seguito all’urto il meccanico a fianco viene sbalzato fuori dall’abitacolo ma se la cava con alcune ferite al ginocchio destro, al braccio sinistro e al viso. La macchina continua la sua corsa senza controllo finendo contro un albero vicino. Il conte Zborowski viene tirato fuori dalla macchina, ma perirà durante il trasporto in ospedale e la Mercedes ancora in gara viene poi ritirata per rispetto della morte del suo pilota.

Dopo 800 km Ascari vince incontrastato davanti ai suoi tre compagni di squadra che aveva doppiato più volte. Alla fine dell’80° giro dopo 5h02m05s, Ascari ha tagliato il traguardo circondato dagli applausi della folla. La sua velocità media di 158,896 km/h è stata un nuovo record per Monza. Wagner, al secondo posto, ha continuato a guidare per altri tre giri per essere classificato. Allo stesso modo, Campari ha guidato altri quattro giri e Minoia cinque come ultimo arrivato. Goux e Foresti nelle auto Schmid hanno superato il tempo massimo consentito di un’ora e non sono stati ufficialmente classificati.

Il Conte Zborowski era un fanatico della velocità, una passione ereditata dal padre che era a sua volta perito nel 1903 in un incidente mortale alla salita di La Turbie al volante di una Mercedes. Il conte Zborowski, che era molto ricco, possedeva anche un aeroplano che pilotava lui stesso ma lo vendette in seguito perché non era abbastanza eccitante pilotarlo. Il conte era sposato con la cantante di operetta Violet Leicester e tra le sue passioni c’era anche quella per gli esplosivi. Nel suo parco fece installare una ferrovia in miniatura dove lui stesso guidava la locomotiva ed una volta portò intenzionalmente la caldaia a vapore della locomotiva ad un’esplosione, per deliziarsi con gli effetti. Il conte Zborowski possedeva un gran numero di automobili, tra cui la sua preferita era una Mercedes con un motore Zeppelin da 600 CV, che in una gara raggiunse la velocità di 219 km/h.


Fonte: https://www.motoremotion.it/

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