Le Alfa di "frasca"


Il 19 Giugno di vent'anni fa, in un tranquillo paese della Val di Cornia, si spegneva Franco Scaglione, uno dei primi designer della storia automobilistica del dopoguerra.

Nato nel 1916, i suoi primi trentacinque ed i suoi ultimi quindici anni di vita, rimangono custoditi nella memoria di pochi intimi.
Mentre il resto è tutto ciò che è stato scritto a proposito di lui.

Riteniamo del tutto inutile riempire queste righe scrivendo di queste due fasi della vita di Franco Scaglione; si tratterebbe di un inutile copia e incolla di testi già scritti e di tante biografie, tutte uguali, presenti sul web.

Ci troveremmo costretti a raccontare la storia di un uomo per cui la guerra durò un anno in più rispetto agli altri, della fiducia malriposta verso persone senza scrupoli che gli costò i risparmi di tutta una vita di lavoro, della scelta obbligata dalla sua rettitudine morale, di esiliarsi da un mondo che lo aveva visto artefice di splendide automobili, oppure del suo riconoscimento arrivato troppo tardi.

Preferiamo rispettare la sua proverbiale riservatezza e onorarlo come farebbe un "alfista"; scrivendo delle Alfa Romeo da lui disegnate, le Alfa di "frasca".

Prima di farlo però, è necessario fare un piccolo prologo.



Franco Scaglione e Nuccio Bertone in una foto che li ritrae ai tempi della loro collaborazione.


Franco Scaglione era uno "spirito libero", i suoi primi bozzetti siglati "frasca", transitarono sulle scrivanie di diversi Carrozzieri (Balbo e Allemanno per citarne alcuni) ma soprattutto su quella più ambita del "Maestro" Battista Pinin Farina, il quale non mancò di apprezzare il giovane designer..

Tuttavia, mentre per Scaglione era imprescindibile il riconoscimento pubblico della paternità dei suoi progetti, per Farina questo aspetto andava assolutamente evitato e questa diversità di vedute decretò l'impercorribilità di una collaborazione professionale.
Lo spirito libero di Franco Scaglione, questo suo scalpitare da un ambiente un po' "conformato" dei Carrozzieri di allora, i suoi studi sull'aerodinamica, lo porteranno a scrivere un celebre articolo dal titolo "Il Padreterno e l'automobile" e a cercare ad ogni costo di mantenere la propria indipendenza.

La Carrozzeria Bertone aveva la struttura giusta, curava tecnicamente le proprie creazioni ma non disponendo di un vero e prorio "centro stile", si affidava sovente a designer esterni come fu, ad esempio, Giovanni Michelotti.
Nuccio Bertone fu lungimirante, e così rispettando il carattere di Franco Scaglione, lasciandolo libero di esprimersi e di "firmare" le sue creature, si trovò a raccogliere i frutti di una Carrozzeria che in quel decennio (1952-1959) crebbe in modo esponenziale per fascino e profitti.

Detto questo, parliamo del rapporto tra Scaglione e le Alfa Romeo.


La 1900 berlina 2 porte disegnata da Franco Scaglione nel 1953 su autotelaio tipo L, normalmente destinato ai Carrozzieri.


A partire dal 1953, accanto a progetti più convenzionali, come la berlina a due porte su telaio 1900 L, Franco Scaglione diede inizio alla sfida stilistica contro i "Padreterni", presentando davvero qualcosa di eclettico su telaio 1900 Sprint, qualcosa che non mancò certamente di suscitare lo stupore dei visitatori del Salone di Torino di quell'anno : la B.A.T. 5.


La B.A.T. 5 del 1953, la B.A.T. 7 del 1954 e la B.A.T. 9 del 1955, modelli in scala 1/43 realizzati in resina da Looksmart.
(Collezione Gianluca Cavalca)


Diversamente da quanto si possa credere, non si trattava di una "dream car" da Salone; in realtà il progetto Berlinetta Aerodinamica Tecnica era un attento studio stilistico, alla ricerca dell'aerodinamica più redditizia per migliorare le doti di velocità e stabilità dell'auto.

Basta osservare l'evoluzione di questo progetto. Nel 1954 Scaglione concepirà la B.A.T. 7, estemizzando la forma delle due ali laterali che quasi spariranno nella successiva B.A.T. 9 del 1955.
Quest'ultima, è delle tre "concept" certamente la meno suggestiva, ma con quello scudetto convenzionale e la linea meno tormentata, rende esattamente l'idea di uno studio approdato finalmente alla possibile industrializzazione.

Inoltre, certi stilemi individuabili nel progetto B.A.T., come la forma del padiglione (in particolare del lunotto), quella dei parafanghi con la funzione di estrattore d'aria e quella marcata delle code, identificheranno molti altri progetti di Franco Scaglione, come ad esempio la Giulietta Sprint.


La Giulietta Sprint del 1954, automodello die-cast prodotto da Detail Cars in Cina con stampi Solido, in scala 1/43.
(Collezione Gianluca Cavalca)


Il progetto Giulietta Sprint si può corettamente definire un vero lavoro di "equipe". Già nel 1952, presso l'ufficio tecnico del Portello, era presente un modello in gesso realizzato su disegno di Giuseppe Scarnati, per una coupé da realizzarsi sull'autotelaio della 1900 C.

L'idea di base rimase pressoché quella del modellino, tuttavia nella definizione del progetto fu richiesta la consulenza di Felice Mario Boano (Carrozzeria Ghia) e quella di Franco Scaglione per la Bertone.
Tra le soluzioni più interessanti dei primi prototipi, c'era la presenza del lunotto apribile lateralmente, già adottata da Scaglione su una Stanguellini 1100 TV.
La novità del portellone, rimase in essere anche sul prototipo presentato al Salone di Torino del 1954, ma fu poi scartata per motivi di costi di produzione.

Restano tuttavia riconducibili a Franco Scaglione le influenze sulla definizione della coda con lunotto avvolgente ed i parafanghi ben definiti rispetto alla tipica rastrematura della bagagliera.

Fino al 1960 le carrozzerie della Giulietta Sprint verranno prodotte presso Bertone in modo artigianale, coi battilastra che approntavano i vari elementi della carrozzeria su un modello di legno, poi dal 1960 la produzione fu industrializzata.
Le scocche già vestite, partivano da Torino sulle bisarche per giungere al Portello che si occupava di montare la parte meccanica.

Contemporanemente alla definizione della Giulietta Sprint, Franco Scaglione concepì la 2000 Sportiva, un'affascinante coupé con motore 2 litri da 138 CV, telaio in alluminio e retrotreno con ponte De Dion e freni a ridosso del differenziale.


La 2000 Coupé Sportiva del 1954, modello scala 1/43 realizzato in metallo bianco da Replicars, nei primi anni'90.
(Collezione Gianluca Cavalca)


Di questa berlinetta ne furono costruiti due esemplari oltre a due spider da destinare alle competizioni, tuttavia il progetto si fermò qui, in quanto l'Alfa Romeo preferì profondere tutte le energie produttive, ma anche quelle finanziarie, verso la neonata Giulietta.
La 2000 Sportiva rimane comunque una delle più belle coupé di quel periodo.


La 2000 Spider Sportiva del 1954, automodello scala 1/43 realizzato in resina da Ramei in soli 77 esemplari.
(Collezione Marco Rigoni)


Tra le realizzazioni poco note di Franco Scaglione, risultano anche due cabriolet realizzate nel 1955 su meccanica Alfa Romeo 1900, denominate "Perla".


Una delle due 1900 cabriolet "Perla


Le due proposte, che non ebbero futuro in produzione, adottavano soluzioni stilistiche molto diverse tra loro.


L'altra "Perla" dotata di Hard Top.


Siamo sempre nel 1955, quando la "commessa Hoffmann" per una Giulietta Sprint convertibile da destinare al mercato U.S.A., giunse anche sui tavoli della carrozzeria Bertone.
Ispirandosi fortemente ai due prototipi "Perla", Franco Scaglione ideò nella primavera del 1955 una proposta per una versione spider della Giulietta Sprint.


Le prima proposta di Scaglione per la Giulietta Spider del 1955, automodello in
scala 1/43 realizzato in resina da Equipe Tron.
(Il modello fa parte della collezione di Andrea Isabella, che lo ha realizzato partendo dal kit del produttore)


Molte caratteristiche della B.A.T. 9, come i fari anteriori e posteriori carenati, il muso molto scolpito fino allo scudetto anteriore e le prominenti pinne sui parafanghi posteriori, verranno eliminati sul secondo prototipo, realizzato nell'estate dello stesso anno.
Su questa versione, il frontale venne reso molto più sobrio e le pinne posteriori decisamente ammorbidite, tuttavia ciò non fu sufficiente a farla preferire alla proposta di Pininfarina.


Anche la seconda versione della Giulietta Spider Bertone è stata realizzata
in scala 1/43 da Equipe Tron.
(Collezione Andrea Isabella)


Due anni più tardi, nel 1957, Franco Scaglione concepirà una Giulietta Sprint completamente disegnata in funzione dei suoi studi sull'aerodinamica.
Il management Alfa Romeo lo adottò con un'unica modifica, ovvero l'inserimento dello scudetto sulla bocca ovale del frontale, chiaramente per un'immediata identificazione di marca (oggi si direbbe family-feeling).
Nacque così la Giulietta Sprint Speciale, che sopravviverà col nome Giulia fino al 1965, una vettura in grado di superare i 190 km/h.


La Giulietta Sprint Speciale, modello die-cast in scala 1/43 di produzione M4.
A parte l'evidente errore del ripetitore laterale rotondo, si tratta di una riproduzione discretamente fedele.
(Collezione Gianluca Cavalca)


Nonostante le ottime qualità dinamiche, la Sprint Speciale non riuscì a garantire all'Alfa Romeo il successo sportivo sperato, situazione che portò la Casa del Portello a guardare con interesse sempre più forte le proposte di Zagato.

Nel 1958, Scaglione disegnò un'interessante berlinetta su meccanica Alfa Romeo - Abarth : la 1000 Competizione.


L'Alfa-Abarth 1000 Competizione del 1958, modello artigianale in scala 1/43 di Denis Carrara col marchio Car.Pin Models.
(Collezione Gianluca Cavalca)


Con questo modello Scaglione sperimenta nuovi stilemi, come la coda rastremata e la "bocca ovoidale", soluzione che caratterizzerà il frontale dei suoi progetti futuri.
Mentre l'Alfa Romeo non crede nella berlinetta, Carlo Abarth si.
E così, dopo il divorzio con Bertone, tra i due nascerà una collaborazione che alla Porsche 356, regalerà una seconda giovinezza sportiva.

L'ultima creatura Alfa Romeo, disegnata dalla matita di Scaglione sui tavoli della carrozzeria di Grugliasco fu la 2000 "Sole", un'elegante coupé due porte, realizzata sull'autotelaio della berlina (passo 2.720 mm.), che non ebbe seguito produttivo.


La 2000 "Sole" presentata da Bertone al Salone di Ginevra del 1959, su disegno di Franco Scaglione.


Dopo il successo della Giulietta Sprint (oltre 27.000 esemplari prodotti), sembra che nessun'altra proposta di Bertone riesca più a suscitare il positivo interessamento dell'Alfa Romeo, il rapporto tra Bertone e Scaglione inizia a scolorirsi e nel 1959, la collaborazione si chiude con una stretta di mano e nel reciproco rispetto.
Franco Scaglione diventa un designer indipendente e da Bertone arriva un giovane promettente dal nome Giorgio Giugiaro.. ognuno per la sua strada.

Dopo Abarth, presso lo "Studio Scaglione", Corso Matteotti n.29, approdano clienti illustri come Lamborghini, Maserati, ATS , i giapponesi della Prince Motor e una miriade di americani ed inglesi che gli commissionano berlinette su motori Ford V8.
Poi, nel 1967, compie l'opera d'arte meccanica, disegnando l'Alfa Romeo 33 Stradale.

Si tratta di una delle ultime Gran Turismo a motore posteriore, dove sensualità e carattere si sposano perfettamente, un'icona del design automobilistico universalmente riconosciuta.


La 33 Stradale del 1967, automodello die-cast in scla 1/43 prodotto da Minichamps. Si tratta di un modello con cofano motore apribile, realizzato in 9.999 esemplari numerati e proposto in un cofanetto dedicato. (Collezione Gianluca Cavalca)


La 33 Stradale, che sarà inserita ufficialmente nel listino Alfa Romeo e realizzata in soli 18 esemplari, presso la Carrozzeria Marazzi di Caronno Pertusella, costituisce l'ultimo progetto di Franco Scaglione per la Casa del Biscione.

Preferiamo salutare questo grande designer qui, ringraziandolo per aver regalato all'Alfa Romeo alcuni dei suoi più ambiti gioielli.. prima che intraprenda quell'avventura con Frank Reisner chiamata Intermeccanica.

Grazie Franco !





Collezionare le Alfa disegnate da Scaglione


Fortunatamente per noi alfisti, il mettersi a collezionare i modelli disegnati da Franco Scaglione non è impresa impossibile, poiché a parte tre/quattro modelli attribuiti alla sua creatività e mai riprodotti in scala, quello che conta c'é.
In particolare i cultori della classica scala 1/43 sono i più fortunati per quanto concerne la disponibilità, ma paradossalmente anche i più penalizzati a livello economico a causa di alcuni pezzi, ormai fuori produzione, che letteralmente "volano" nelle borse scambio a prezzi da capogiro.

Diventa così difficile accettare il fatto che portarsi a casa un esemplare della 33 Stradale di AutoArt, una bellezza lunga più di una spanna e completa di ogni più piccolo dettaglio, costi molto meno della Sportiva Spider di Ramei, una barchetta quarantatre volte più piccola dell'originale, ma disponibile solo montata in 77 esemplari.

Il collezionismo di automodelli però è questo.. e c'é anche chi ci lascia diverse centinaia di euro per un giocattolo di latta di 60 anni fa.

Partendo dalle B.A.T., le realizzazioni in scala 1/43 più recenti e quindi verosimilmente più reperibili, sono quelle di Bizarre, marchio del celebre Fernando Pinto che ha riprodotto in resina tutte e tre le versioni.
Ad essere precisi le B.A.T. di Bizarre sono quattro, se si conta la versione con cui Charles Rezzaghi prese parte alla gara del SCCA a Pebble Beach nel 1955.
Abbastanze diffuse sono anche le tre Berlinette di Provence Moulage, realizzate in kit verso la fine degli anni '90 e particolarmente riuscite nella linea, mentre è praticamente introvabile il cofanetto di Norisberghen, un vero pezzo da collezione uscito nel 1992, per celebrare gli 80 anni della Bertone.
Dei primi anni 90 invece, le B.A.T. 5 e 7 di SMTS in kit di metallo bianco secondo la migliore tradizione modellistica anglosassone.
Segnaliamo anche la B.A.T. 9, uscita qualche anno fa per la linea Simple Gamma della Gamma Models.
La B.A.T. 5 di SMTS, uscì anche in una linea già montata denominata Design Studio/SMTS, mentre la B.A.T. 9 è disponibile anche in scala 1/64 con un die-cast di Hot Wheels.

La riproduzione della 2000 Sportiva Berlinetta del 1954 è affidata unicamente a splendidi pezzi artigianali, tra i quali spicca la referenza Gulpmodel (solo 50 esemplari montati) e quelle di ABC Brianza, queste ultime in scala 1/43 e 1/18, sia montate che in kit.

Sicuramente la Giulietta Sprint è in assoluto l'automodello più diffuso tra le Alfa prese in esame, in quanto la produzione speciale è sempre stata affiancata da una vasta offerta di prodotti die-cast.
A livello di modellismo artigianale, molto belle sono le Sprint diEquipe Tron, modelli in resina risalenti ai primi anni'90 ma tutt'oggi abbastanza reperibili, anche in alcune versioni da gara e nella rara versione 2^ serie.
Nel panorama die-cast 1/43, segnaliamo invece l'ottima realizzazione di Minichamps, uscita qualche anno fa per la linea "Le Glorie dell'Alfa Romeo".
Molto belle e diffuse, nonostante siano ormai fuori produzione dal 2005, sono anche le varie versioni della Sprint realizzate della pesarese Bang di Carlo Tamburini.
Non ultimo ricordiamo il modello della francese Solido (praticamente lo stesso della Detail Cars), caratterizzato da buona fattura e discreta reperibilità, anche grazie alla raccolta da edicola "Auto Italiane da Collezione" che lo ha adottato come referenza.
Le più recenti raccolte da edicola "Alfa Romeo Sport Collection" e "Mille Miglia", hanno visto proliferare le realizzazioni di Giulietta Sprint in versione da gara, aumentando considerevolmente l'offerta di discreti modelli a prezzi molto bassi.
Va infine segnalato anche l'unico die-cast della 2^ serie, distribuito nell'ultimo decennio da Edison, tuttavia qualitativamente sotto tono rispetto ai concorrenti.
Per i collezionisti delle scale maggiori, ricordiamo l'ottimo die-cast in scala 1/24 uscito con la Raccolta del Centenario di Fabbri (2010) e la Sprint 2^ serie in scala 1/18, distibuita da Miniminiera.

Circa la Giulietta Sprint Speciale, ricordiamo l'ottimo modello 1/43 della saronnese Looksmart ed il kit in resina della Provence Moulage, entrambi fuori produzione da tempo.
Sempre nella stessa scala, la M4 propone anche versioni che hanno gareggiato alla Targa Florio nei primi anni '60.
Altrettanto fortunati sono coloro che collezionanano modelli in scala 1/24, ai quali la Raccolta del Centenario di Fabbri ha offerto una bellisima referenza color biancospino, ancora piuttosto diffusa sia in rete che presso le borse scambio.

Resta infine la 33 Stradale, di cui ricordiamo in scala 1/43 la proposte di Tenariv (fuori produzione) e Tecnomodel per quanto concerne gli "speciali", mentre per la produzione die-cast, la M4 è l'unica che sopperisce alla scarsa disponibilità del cofanetto Minichamps di cui sopra.
Si tratta di un modello ereditato dalla raccolta "Alfa Romeo Sport Collection", caratterizzato da un buon rapporto qualità/prezzo.
Per la scala 1/24, oltre al kit della giapponese Model-Hiro, l'unica offerta è costituita dal die-cast inserito nella Raccolta del Centenario di Fabbri, mentre nella scala maggiore si segnala l'eccellente prodotto di Auto Art.
Ci sono inoltre due kit in plastica della 33 Stradale, in scala 1/16, uno della Fujimi ed uno della Otaki, quest'ultimo corredato di motore elettrico.
Pur trattandosi di scatole di montaggio risalenti alla fine degli anni '80, quindi fuori produzione da un bel po' di tempo, ancora oggi capita sul web di trovarne qualche esemplare in vendita.

Una piccola parentesi va dedicata alla Togi, azienda modellistica fondata nel 1957a Milano da Tonino Lorenzini, un ex dipendente Alfa Romeo appassionato di modellismo.
La Togi, oggi Fondal Togi, in tutti questi anni ha quasi esclusivamente prodotto automodelli Alfa Romeo in scala 1/23 e tra questi ci sono le riproduzioni delle Giulietta Sprint e Sprint Speciale.

E per finire un piccolo "excursus" nella produzione del passato, praticamente dedicata alla Giulietta Sprint e la Giulia Sprint Speciale.
La prima è stata realizzata in plastica fin dai primi anni '60 ad opera della INGAP Marchesini (scala 1/70), mentre la giapponese Bandai si è resa celebre con esemplari in latta, motorizzati a frizione o con motore a pile (scala 1/20 circa), oggi molto ambiti.
A ridosso degli anni' 70, con l'avvento del modellismo die-cast in scala 1/43, la Sprint è stata referenza dei più noti produttori dell'epoca, come Mercury, Norev e Politoys.
In particolare, il celebre modellino Mercury è stato riproposto sul mercato da Scottoy, in epoca abbastanza recente.
La Politoys invece, risulta essere l'unica ad aver realizzato la Giulia Sprint Speciale.
Infatti appartengono a questo celebre marchio, i modellini in plastica scala 1/41 e 1/66 (quest'ultimo commercializzato nella linea Penny), nonché l'eccellente die-cast 1/43 della serie M (o dei cinquecento).

Insomma, ce n'é davvero per tutti..


Gianluca66

info@alfasport.net | Privacy | copyright club alfa sport 2019 |