Chi era Giacomo Acerbo




Figlio di un’antica famiglia appartenente all'alta nobiltà locale, Giacomo Acerbo è nato a Loreto Aprutino il 25 luglio 1888.
Studente modello, si laureò in scienze agrarie a Pisa nel 1912.
Dopo essersi affiliato alla Massoneria, allo scoppio della prima guerra mondiale fu a capo insieme al fratello Tito di un folto gruppo di interventisti e volontari.

Dalla guerra non tornò vivo suo fratello, Tito Acerbo, al quale Giacomo era molto legato. A Tito Acerbo la città di Pescara ha dedicato una scuola, ed inoltre fu insignito due medaglie d'argento e una d'oro al valor militare.
Giacomo Acerbo invece fu decorato con tre medaglie d’argento al valor militare e congedato con il grado di capitano.
Successivamente si avviò alla carriera universitaria come assistente di discipline economiche.
Contemporaneamente promosse l'Associazione dei combattenti di Teramo e Chieti, che dopo le elezioni del 1919 si staccò dalla Associazione nazionale e costituì il Fascio di combattimento provinciale.

Nel 1933 Giacomo Acerbo si sposò con Giuseppina Marenghi, appartente a una delle famiglie più facoltose dell'epoca di Milano e specializzate nell'imprenditoria tessile.

Eletto nel 1921 con il "blocco nazionale", si pose a guida dei conservatori locali e come moderatore degli eccessi squadristici. A livello nazionale contribuì al patto di pacificazione con i socialisti, e a novembre fu eletto nel comitato centrale del PNF (Partito Nazionale Fascista).

Durante la marcia su Roma tenne i contatti con il Quirinale presidiando Montecitorio nel timore di azioni squadristiche. Accompagnò poi Mussolini a ricevere dal re l'incarico ministeriale e lo assistette nella formazione del governo, assumendo l'incarico di sottosegretario alla presidenza.

Legò il suo nome alla riforma elettorale maggioritaria - la «legge Acerbo» - votata nel novembre 1923.
Nuovamente deputato nel 1924 e insignito del titolo di barone dell'Aterno, fu coinvolto marginalmente nelle inchieste sul delitto Matteotti e lasciò il sottosegretariato alla presidenza del consiglio.

Nel 1924 istituì la Coppa Acerbo in memoria del fratello Tito.

Nel gennaio 1926 fu eletto vicepresidente della Camera dei Deputati, carica che detenne sino al 1929, quando diventò ministro dell'Agricoltura e delle Foreste e si dedicò ai progetti di bonifica integrale. Contribuì con Gabriele d'Annunzio all'istituzione della provincia di Pescara nel gennaio 1927.

Nel 1934 fu presidente della facoltĂ  di economia e commercio di Roma. Dal 1935 al 1943 fu presidente dell'Istituto internazionale di agricoltura. Membro del Gran Consiglio del Fascismo, nel 1938 fu relatore sul disegno di legge per la trasformazione della Camera dei deputati in Camera dei Fasci e delle Corporazioni. Durante la seconda guerra mondiale fu colonnello e fu assegnato allo Stato maggiore sui fronti alpino e balcanico.

Nel febbraio 1943 fu nominato ministro delle Finanze-Tesoro.

Il 25 luglio di quell'anno votò l'ordine del giorno Grandi contro il nuovo mandato di Benito Mussolini, definendosi servo umile e assoluto del Re Vittorio Emanuele III, e dopo l'8 settembre del '43 riparò in Abruzzo, prima presso la sua tenuta agricola di Loreto Aprutino dove si nascose, e poi dandosi alla macchia sino alla Liberazione; questo per sfuggire dalla condanna a morte in contumacia emessa dal Tribunale di Verona della RSI.

Catturato dai partigiani, fu condannato dall'Alta Corte di giustizia alla pena di morte, poi commutata in 48 anni di reclusione. Carcerato presso il carcere dell'isola di Procida, dove per il breve periodo rimastovi insegnava matematica a tutti gli ergastolani presenti. Annullata la sentenza dalla Cassazione, fu poi riabilitato e nel 1951 è riammesso all'insegnamento universitario.

Successivamente nominato all'unanimità Professore Emerito dal Senato Accademico dell'Università La Sapienza di Roma, nel 1962 fu insignito dal Presidente della Repubblica Antonio Segni della medaglia d’oro per i benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte.
Nel 1953 e nel 1958 si candidò alle elezioni con i monarchici, ma senza successo.
Appassionato e collezionista di antiche ceramiche di Castelli e di pitture importanti e molto note, nel 1957 aprì ai visitatori di tutto il mondo le porte della Galleria delle antiche ceramiche abruzzesi.
Muore a Roma il 9 gennaio 1969.

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