Marco Rigoni racconta...
il motocompressore Tipo C





Durante il periodo della Prima Guerra Mondiale (1915-1918) la società di Romeo costruì un ingegnoso compressore portatile, che venne ufficialmente denominato Motocompressore Tipo C (Cadottato). Utilizzava il motore 24 HP, con due cilindri che fornivano la forza motrice e gli altri due che comprimevano l’aria che era poi inviata ad un serbatoio di raccolta.
La produzione di compressori fu una logica derivazione della disponibilità di motori automobilistici e dall’esperienza maturata da Nicola Romeo precedentemente all’acquisizione dell’A.L.F.A., visto che operava con la sua azienda nel campo dei macchinari per costruzioni.
Una gran quantità di compressori, circa 2000, fu fornita all’Esercito Italiano che li impiegò principalmente per gli scavi delle trincee sulle Alpi.
Molti di essi vennero utilizzati per anni anche dopo la conclusione del conflitto per lavori stradali.

Lo stimolo per questa iniziativa derivava dalle necessità militari in vista del primo conflitto mondiale, anche se non è storicamente appurato il preciso momento in cui il progetto fu sviluppato, nè la ragione che portò alla definizione del prodotto come Motocompressore Tipo C, dove sembra che C stia per “cadottato”.
Questo termine, riportato da Luigi Fusi nel volume “Le Alfa di Merosi e Romeo”, ha provocato una lunga ricerca per capirne il significato: partita dall’Archivio Storico Alfa Romeo, attraverso gli uffici dello Stato Maggiore dell’Esercito, approdata alla lettura di un volume di 963 pagine sul tema della Logistica dell’Esercito Italiano, oltre che all’ovvia ricerca sui dizionari, per poi concludersi in un nulla di fatto. Ancora oggi non conosco il significato di quel termine.
Potrebbe trattars un errore di interpretazione di appunti dell’epoca scritti a mano, dove si è scambiata una “l” per una “d”. La definizione “calottato” avrebbe in effetti senso, in quanto il propulsore del compressore era coperto da una “calotta” metallica, ma è una pura ipotesi.

Sta di fatto che la produzione del motocompressore iniziò tra il 1915 ed il 1916. Dalla documentazione storica si apprende che ebbe tanto successo da essere familiarmente chiamato “il piccolo italiano”, anche qui non sono chiare le ragioni di questo soprannome nè gli ambienti (civili o militari) che lo utilizzavano. Come si può notare, il Motocompressore Tipo C ha una storia ricca di misteri.
Questo prodotto ha comunque una importante valenza storica, in quanto segna l’ingresso dell’azienda nel settore delle costruzioni e dei lavori edili e stradali. Circa 40 anni dopo i motori diesel prodotti dall’Alfa Romeo troveranno innumerevoli applicazioni in questo settore.



Il modello del compressore
Proprio per la sua importanza storica, l’idea di avere il modello del compressore mi aveva stimolato non poco.
C’erano due problemi di ordine pratico: il primo era relativo all'attrattività del modello, pensavo che il modellino di un compressore non fosse particolarmente interessante; il secondo era relativo alla difficoltà di realizzazione, in quanto non riuscivo ad immaginare quale potesse essere la base di partenza.
Il primo problema si risolse grazie ad un disegno raffigurato sul volume “Tutte le Alfa Romeo dal 1910” di Luigi Fusi in cui appariva il motocompressore, con tanto di serbatoio d’aria, montato su un carrello a sua volta posizionato su binari, e vicino un uomo intento a manovrare un martello pneumatico contro una parete rocciosa. Era una scena che mi sembrava particolarmente interessante.
Il secondo problema fu invece risolto dalla disponibilità del mio modellista a costruire il tutto da zero. Mi apprestai perciò a definire le misure del prodotto finito, ricavate per proporzione dal disegno del libro di Fusi. La scala scelta fu 1/35 per facilitare poi il reperimento della figura umana di corredo.

Il lavoro richiese circa tre mesi, ovviamente non a tempo pieno, ma il risultato finale fu molto realistico.
Mancava la figurina e allora optai per il modello di un alpino della Prima Guerra Mondiale, anche questo risultato della trasformazione di un altro soldatino in quanto l’alpino non era disponibile.
Potete vedere voi stessi dalle foto il risultato finale: “il Piccolo Italiano” è entrato trionfalmente a far parte della collezione.





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