Nicola Romeo
 
 Ricordi di Famiglia
 (di Susanna Romeo)

Quando Carlo Alberto mi ha chiesto di scrivere un articolo sul mio bisnonno, ho accettato con molto entusiasmo, ma poi, trovandomi di fronte al foglio bianco, non nascondo di avere avuto grandi difficoltĂ  a tirar fuori tutto quello che avevo da dire su di lui.

ROMEO AL BOX ALFA CON CAMPARI E ASCARI
Sono cresciuta ascoltando mio nonno Edoardo parlare di suo padre, di questo “gigante” d’uomo alto poco più di un metro e sessanta; ho passato la mia infanzia a guardarlo nelle numerosissime fotografie, lui di tre quarti con i “baffoni”, lui con Ascari, con Nuvolari, con Ferrari, in mezzo alla folla che applaude, che hanno tappezzato le pareti delle nostre case da sempre, di casa in casa, di trasloco in trasloco; sono passata mille volte di fronte alla vittoria alata del 1° campionato del mondo di automobilismo del 1925, ma quando mi sono trovata a scrivere qualcosa su di lui è stato difficilissimo per me districare quell’enorme groviglio di sentimenti misti ad orgoglio, di ricordi, di tradizione e di storia d’Italia e molto molto di più che è quello che rappresenta per me Nicola Romeo. E forse proprio per questo ci ho messo così tanto. E mi scuso anticipatamente con Carlo Alberto e con tutti voi, perché quello che seguirà è solo una “favola”… che non vuole essere un resoconto storico e che magari potrà sembrare solo un nostalgico ritorno al passato, ma che è la sua eredità che mi è stata tramandata… quindi una “favola”… la storia di un uomo venuto dal nulla che ha contribuito, però, con il suo genio, con la sua intraprendenza ed il suo carisma, a costruire un tassello della nostra storia e che dopo tanti anni ancora vive un po’ nei cuori di tutti noi.
Nicola Romeo nasce a Sant’Antimo (Napoli) il 28 aprile del 1876 e non senza grandi sacrifici riesce a terminare gli studi presso l’Istituto tecnico di Napoli. Si laurea prima al Politecnico di Napoli in Ingegneria nel 1899 (dove era già apprezzato per la sua notevole cultura nelle discipline matematiche: risolse alcuni problemi di matematica pura, uno dei quali, il “teorema sulle bisettrici di un triangolo isoscele”, è ancora gelosamente conservato dalla mia famiglia) e poi in quello di Liegi in Elettrotecnica. Dopo aver lavorato per anni per conto di compagnie straniere, introducendo in Italia innovativi sistemi di impianti tecnici e meccanici, il 2 dicembre 1915, rileva l’Alfa (Anonima Lombarda Fabbrica Automobili – già Società Italiana Automobili Darracq) con gli stabilimenti del Portello, che si trovava in gravi difficoltà economiche, e la converte in fabbrica per la produzione di materiale bellico (proiettili per artiglieria). Dopo la guerra, ne cambia il nome in Alfa Romeo e avvia la produzione di trattori e locomotive. Soltanto nel 1920 ritornerà alle automobili con la Torpedo 20-30 HP ES (la prima Alfa Romeo), con la RL e, nel 1924, con la mitica P2, con il primo motore con bialbero a canne in testa e con compressore volumetrico, capolavoro del progettista Vittorio Jano, che segnerà l’inizio delle grandi innovazioni tecniche applicate alle automobili, soprattutto nel settore sportivo, e delle vittorie più prestigiose (la famosa “vittoria alata” della mia infanzia).
Le forti ripercussioni che arrivano in Italia dopo il crollo della Borsa di Wall Street del 1929 portano l’Alfa sotto il controllo dell’Iri.
Mentre gli stabilimenti del Portello sono completamente impegnati nella produzione di autovetture Alfa Romeo, egli si concentra sul problema dell’elettrificazione delle ferrovie e quindi alla costruzione di locomotori elettrici (presso lo stabilimento di Saronno) e, dal 1926, intuendo (e la sua “intuizione” si scontrò con ottuse resistenze da parti di molti) il grande futuro che avrebbe avuto l’aeronautica, crea una grande fabbrica di aeroplani a Napoli.
Muore a Magreglio (in provincia di Como) il 15 agosto 1938, all’età di 62 anni.
Ma quello che i più non conoscono è il Nicola Romeo privato, quello che a me è arrivato dalle parole di mio nonno e di mio padre, quello di cui sono più orgogliosa. L’uomo che camminava sempre senza mai voltarsi, dritto allo scopo, in assenza di dubbi in uno dei momenti più difficili e delicati della storia italiana… perché adesso è facile dire le automobili, il TAV, l’aereo e pensare che sia nato tutto così, d’un colpo, ma non abbiamo fatto altro che proseguire sul solco tracciato da altri! E’ così che mi piace ricordare il mio bisnonno, come colui che ebbe il coraggio di essere un “pioniere”, di aprire nuove strade. Ma accanto alla sua infaticabile opera mi piace ricordarlo come un padre attento e presente, un marito affettuoso che riuscì a unire una famiglia tanto numerosa: sette figli (Elena, Giulietta, Irene, Piera, Edoardo, Maurizio e Nicola). Mi piace ricordarlo attraverso le persone che scrivevano a mio nonno, operai delle officine napoletane e milanesi, che per tanti anni gli hanno inviato auguri a Natale e a Pasqua in ossequio del grande rispetto e ammirazione che provavano nei confronti della grande figura di suo padre e che, dopo tanti anni dalla sua morte, fino alla loro morte, hanno continuato a mantenere contatti. Mi piace ricordarlo come un uomo di estrema e spontanea generosità, quella generosità che lo distinse per tutta la vita, lui, che con tanta fatica conquistò fama, onori e ricchezza, lui che non ignorò mai una richiesta di aiuto. Ed infine mi piace ricordarlo come uomo del sud, come lui era, come lui più profondamente si sentiva.
Tutto questo e molto di più è la sua “ingombrante” eredità. Tutto questo e molto di più fu il suo essere, il mio bisnonno. Tutto questo è fonte di orgoglio per me, per mio papà Angelo, per Nicola, mio fratello, e per i miei due nipoti Matteo e Francesco.
Tanto dovevo alla memoria del mio bisnonno e di mio nonno Edoardo.

Susanna Romeo   

   


A cena con Angelo e Susanna Romeo

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Ringraziamenti:
Le immagini riportate nella sezione dedicata a Nicola Romeo ci sono state gentilmente concesse dagli eredi di Edoardo Romeo.


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