ALFA SPORT SUL MIGLIO LANCIATO

Intervento di Elvira Ruocco, responsabile sezione Storica Alfa Sport

Montesilvano (PE), 29/03/2008





Perché un’Alfa fu chiamata “Pescara”
(breve storia dell’evoluzione dell’Alfa 6C 2300)



Nel 1933 ebbe inizio una nuova fase nella storia dell’Alfa Romeo che entrò a far parte dell’IRI e il suo ingresso nell’industria di Stato significò una importante estensione della sua attività produttiva. Al Salone dell’Automobile di Milano del 1934 fu presentata la 6C 2300, settima serie della lunga famiglia di vetture nate con la 1500, progettate da Vittorio Jano, progettista dalla eccezionale capacità di intuizione tecnica al quale si deve la nascita delle leggendarie macchine del periodo compreso tra la fine degli anni ’20 e l’inizio degli anni ’40 e soprattutto la formula motoristica della distribuzione bialbero in testa e lo sviluppo dei principi della sovralimentazione, altro grande primato dei tecnici della Casa del Portello. La produzione della 6C 2300, vettura più semplice ed economica avrebbe potuto essere considerata un passo indietro nello sviluppo dell’Alfa Romeo, invece la sua impostazione meccanica e strutturale la rese più accessibile a quella clientela che disponeva di limitate risorse economiche. Infatti, i prezzi di vendita furono più bassi rispetto a quelli della 2300 a 8 cilindri. Il motore era un 6 cilindri in linea dotato di monoblocco e basamento in un’unica fusione in ghisa con testa in alluminio.
Inizialmente la 6C 2300 fu proposta in due versioni: la Turismo e la più sportiva Gran Turismo che fu allestita con scocca metallica direttamente dalla casa del Portello, mentre la Turismo fu “vestita” dalla carrozzeria Castagna, che realizzò anche una versione cabriolet, ma sia Pinin Farina che Touring realizzarono splendide carrozzerie. Il debutto sportivo di questo modello avvenne al 1^ Giro automobilistico d’Italia del 1934, mentre alla 24 ore di Pescara tre vetture 6C 2300 Gran Turismo, con carrozzeria speciale e con motore potenziato, si classificarono ai primi tre posti assoluti. Questa berlinetta fu costruita dalla Touring per conto della Scuderia Ferrari e destinata appunto alla 24 ore di Pescara del 1934. La richiesta della Scuderia fu appunto di realizzare una carrozzeria estremamente leggera che fosse in grado di arrivare intatta al traguardo, garantendone l’efficienza per tutta la durata della gara. Questa vittoria determinò la realizzazione di una piccola serie di 60 berlinette ultraleggere, equipaggiate con un motore di 95 CV, che furono messe in vendita al prezzo non indifferente per quei tempi di 50.500 lire, e denominate, appunto, "Pescara". Inizialmente però il nome di battesimo scelto per la vettura era stato “Aternum” dal fiume Aterno che attraversa Pescara. Nel 1935, l’evoluzione della 6C 2300 porta il modello ad una 1^ serie e per la prima volta compaiono le sospensioni indipendenti.

L’Alfa Romeo fu tra le prime case automobilistiche europee ad adottarle sulle 6C 2300 B nelle versioni Turismo, Gran Turismo e Pescara che, in questa nuova serie, fu prodotta in 120 esemplari e con prezzo di vendita un po’ più alto: 70.000 lire. Per soddisfare le richieste del mercato, la produzione della 6C continuò in una 2^ serie che fu caratterizzata da miglioramenti meccanici e che rimase in produzione fino al 1939. Cambiò però la denominazione dei modelli in Lungo, Corto e Mille Miglia. A proposito di Mille Miglia voglio raccontarvi un episodio riportato da Gianbattista Guidotti, collaudatore e pilota dell’Alfa Romeo, noto ai più per essere stato copilota di Nuvolari nel 1930, l’anno della vittoria su Varzi a luci spente. Dunque, il capo del Governo Benito Mussolini era un grande entusiasta dell’ automobile che definiva “macchina del nostro tempo”, ed in particolare delle Alfa Romeo. Di vetture 6C 2300 in varie versioni ne aveva possedute quattro. Dopo aver guidato una berlina 2300 B alimentata ad alcool che Guidotti gli aveva fatto provare a Roma, gli disse: “Riferite in Alfa Romeo che voglio la trasformazione del mio spider 2300 con questo tipo di alimentazione per la prossima Mille Miglia”. L’ordine fu eseguito ma purtroppo per mancanza di tempo in quanto la Mille Miglia incombeva, si rimediò in qualche maniera e non fu possibile una corretta messa a punto, cosicché la vettura andava ancora a benzina ma con qualche stratagemma si riuscì ad utilizzare anche alcool per qualche tratto. Guidata da Boratto (autista di Mussolini) e Mancinelli (con Guidotti collaudatore), la vettura tenne la ragguardevole velocità media di 93 Km/h. Al traguardo arrivarono le Alfa ufficiali che si aggiudicarono i primi quattro posti della classifica.
Nella storia produttiva dell’Alfa sono molte, negli anni, le vetture ribattezzate con il nome di corse prestigiose, per averle strepitosamente vinte. La prima fu la RL Targa Florio del 1923 cui seguirono le 8C 2300 Spider Monza e Le Mans e la 8C 2600 Monza e la 6C 2300 Pescara.

Generalmente a quell’epoca tutte le carrozzerie erano costitute da una struttura portante in legno ricoperte da finta pelle, più tardi fu utilizzato il ferro, invece l’alluminio veniva usato raramente. Tutti questi elementi erano tenuti insieme da viti, bulloni, colla e in pratica costituivano la scocca che veniva fissata al telaio. Per venire incontro alle richieste all’Alfa Romeo, la Touring inventò una nuova soluzione realizzando una intelaiatura in tubi di acciaio e profilati di lamiera di evidente ispirazione aeronautica che andò sempre più perfezionandosi.
Il progetto per l’Alfa Romeo 6C 2300 fu davvero innovativo per quei tempi perchè per la prima volta fu lanciato il concetto di aerodinamica e, dalla produzione di singole vetture, si passò all’impostazione delle vetture di serie. La linea stilistica della 6C 2300 fu longeva anche a causa del secondo conflitto mondiale che causò la distruzione degli impianti. La ripresa post-bellica fu lunga e difficile, gradatamente si avviò una fase produttiva interlocutoria nella quale l’Alfa dovette giocoforza ripartire dai vecchi modelli 6 cilindri e limitare il rinnovamento alla carrozzeria. Nel 1946 riprese la produzione della 6C 2500 sulla base della 6C 2300 B, ma è nel 1950 con la 1900, prima vettura di serie a scocca integrale con il telaio costruita interamente in catena di montaggio, che inizia la fase industriale dell’Alfa Romeo. Sotto l’aspetto strettamente tecnico, l’Alfa ha sempre precorso i tempi ed è proprio questa la forza nascosta di una tradizione mai abbandonata, grazie alla quale ha potuto avere ragione delle più travagliate traversie gestionali e fregiarsi di un riconosciuto prestigio. Questa continuità si deve allo spirito di corpo che ha sempre animato i suoi grandi progettisti e alla bravura dei piloti che hanno saputo mettere in luce, nelle competizioni su circuito e su strada, le potenzialità delle sue magnifiche vetture.

ELVIRA RUOCCO