Alfa GT, vent'anni fa il ritorno di un mito

L'Alfa GT ha debuttato sulla scena mondiale nel marzo del 2003, al Salone dell'Automobile di Ginevra, ottenendo consensi e premi per lo stile




La sigla GT è un pezzo di cuore e di storia dell'Alfa Romeo, che rimanda alla mente i grandi fasti degli anni Sessanta e Settanta, in cui le vetture del Biscione spaventavano il mondo intero, a colpi di bialbero. Le Gran Turismo di Arese erano coupé a tre volumi, bravissime a cavalcare un'epoca, lasciando il segno tanto in pista quanto sulle strade di tutti i giorni. Automobili eleganti, sportive e dotate di una personalità unica. Vetture con un'anima, in grado di trasmettere sensazioni pure a chi sedeva al loro volante. Nel 2003, l'Alfa Romeo rispolvera il glorioso acronimo per una nuova razza coupé, moderna e sensuale, ma che in qualche modo si rivolge preopotemente alla tradizione del marchio. Vent'anni fa ritornava sulle strade il mito dell'Alfa GT.

Debutto al Salone di Ginevra
Un teatro di tanti debutti felici e di successo, la kermesse ginevrina può essere la cornice ideale per iniziare una carriera sotto i migliori auspici. Anche per questa ragione il management dell'Alfa Romeo propone di presenziare a tale appuntamento per sfoderare dal mazzo una nuova e seducente vettura dal taglio sportivo. Quando l'Alfa GT si staglia sotto ai proiettori del Salone, fa il pieno di flash. Il Biscione riesce a catalizzare tutta l'attenzione verso di sé e il merito è soprattutto della ammaliante carrozzeria dell'inedita cuopé. C'è un pizzico di fascino retrò in questo veicolo, anche grazie all'abito firmato da una grande scuola come quella di Bertone. Il centro stile piemontese adotta una linea filante, pulita, tanto morbida quanto aggressiva, che prevede anche un briciolo di originalità per il suo segmento.


La novella coupé italiana, infatti, al posteriore snocciola un vano bagagli con un portellone che permette un facile accesso a un'area molto capiente. L'intreccio delle sinuose linee, figlie dell'estro e della matita di Wolfgang Egger, permettono all'Alfa di guadagnare prima le copertine e, poi, vari riconoscimenti internazionali. La Triennale di Milano la premia in qualità di "Auto più bella del mondo", mentre allo stesso Egger viene attribuito il Trophée du Design in occasione della 26ª edizione dei “Trophées de l'Automobile Magazine”, a Parigi. In fondo, il frontale e il cruscotto sono molto simili a quelli della coeva 147, ma l'idea complessiva è quella di un'automobile più carismatica e intrigante. La formula funziona decisamente.

Un'Alfa da "Busso"
I più intransigenti appassionati del marchio avrebbero auspicato un ritorno alla trazione posteriore, ma per un modello di nicchia come la GT, all'Alfa Romeo pensano bene di utilizzare una piattaforma già presente in casa, come quella della 156. Quest'ultima avrà sì la trazione "dalla parte sbagliata", ma eccelle per tenuta di strada e precisione di guida, doti fondamentali per un'Alfa che si rispetti. Lo schema sospensivo è quello a quadrilateri alti davanti e McPherson dietro, una soluzione raffinata che si rivela un'arma in più per esaltare gli sportivi clienti del Biscione. L'Alfa GT, dunque, ha un comportamento dinamico propositivo e con il motore V6 Busso canta da dio. Con il "violino di Arese" da 3.2 litri e 240 CV, le prestazioni sono eccezionali, mentre la colonna sonora è da Oscar. La coupé firmata Bertone è una delle ultime vetture della grande casata milanese a utilizzare il propulsore progettato dall'ingegner Busso per l'Alfa 6 sul finire degli anni '70, uno dei "masterpiece" di tutta la produzione italiana e simbolo del carattere sportivo delle vetture del Portello.


A referto, però, ci sono tantissime motorizzazioni benzina e diesel, dai 1.8 Twin Spark e 2.0 JTS a benzina, fino ai 1.9 JTDm a gasolio, da 150 e 170 CV. I suoi anni sono quelli in cui il diesel piace e conquista gli automobilisti, che lo scelgono e lo prediligono anche su vetture che nascono per essere sportive, proprio come la GT. Stranezze di inizio millennio.

Versioni speciali e addio
Dell'Alfa GT fu realizzato dalla Bertone anche un unico esemplare cabriolet di colore rosso, che ebbe grandissimo riscontro di consensi, tra pubblico e critica. I vertici del Biscione, però, decisero di non puntare su questa variante mettendo la propria fish sull'Alfa Spider su base Brera, disegnata dalla Italdesing di Giugiaro e prodotta dalla Pininfarina. Nell'arco di una carriera lunga più di sette anni, la coupé ebbe tantissimi allestimenti speciali distribuiti in molteplici mercati, dal Sud Africa all'Australia. Proprio in Oceania l'Alfa GT divenna una delle "gazzelle" della Polizia, utilizzata tanto in città quanto sulle autostrade per i lunghi inseguimenti, viste le sue doti stradali raffinate.

Nel 2010, anno del centenario della casa, a Pomigliano d'Arco decidono di staccare la spina a questa affascinante vettura, dopo oltre 80.000 esemplari venduti. La sua linea ha fatto la storia recente del marchio e si candida a essere riscoperta negli anni venturi come Alfa Romeo da collezione, meglio se motorizzata con il 3.2 V6 dell'ingegner Busso.






Fonte: https://www.ilgiornale.it/



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