Che storia le Alfa Romeo a 6 cilindri

Con una disposizione in linea o a V, dagli anni ’20 del 900 i motori a 6 cilindri rappresentano un punto d’orgoglio per tanti modelli della casa milanese. Eccone 10 tra i più “memorabili”.


CUORE SPORTIVO - Sotto il cofano di un’Alfa Romeo batte sempre un “cuore sportivo”. Lo dice un celebre slogan pubblicitario ormai entrato nell’immaginario degli appassionati, ed è uno dei rari casi in cui la romantica visione tratteggiata dal motto corrisponde a verità: a pensarci bene, infatti, non viene in mente un singolo modello, tra quelli che hanno fatto la storia della casa milanese, che non sia rimasto famoso per la raffinatezza o l’esuberanza del suo motore. Nella cultura “alfista”, motori come il leggendario quattro cilindri “bialbero” nato con la 1900 nel 1950 e il grintoso boxer di pari frazionamento che per prima mosse l’Alfasud nel 1972 sono oggetto di una devozione quasi religiosa.

SEI CILINDRI DA LEGGENDA - Non meno “venerati”, ancorché inevitabilmente meno legati all’immaginario popolare per via della loro più nobile collocazione, sono i motori a sei cilindri che a partire dalla seconda decade del Novecento hanno costituito l’anima di tante Alfa Romeo stradali e da corsa entrate nella leggenda. La notizia, confermata dai piani alti dell’azienda, che tra qualche anno l’Alfa Romeo costruirà una supercar che potrebbe chiamarsi 6C rinverdendo i fasti delle gloriose antenate che si sono succedute a cavallo tra gli anni ’20 e ’40 del secolo scorso, offre lo spunto ideale per riscoprire alcune delle più belle e importanti Alfa a sei cilindri di ieri e di oggi. In rigoroso ordine cronologico, nella nostra fotogallery ne abbiamo raccolte dieci che, a diverso titolo, rappresentano una pietra miliare per la casata del Biscione.


Alfa Romeo G1 (1920)
Probabilmente solo i veri cultori della materia “alfista” ricorderanno questa “vecchietta” ultracentenaria. Nelle intenzioni del suo progettista, Giuseppe Merosi, questa robusta ammiraglia avrebbe dovuto impensierire nientemeno che la monumentale Rolls-Royce Silver Ghost. Pur non essendoci riuscita, al netto del suo modesto successo commerciale la G1 vanta un primato importante: il suo motore in linea con struttura biblocco e testa fissa in ghisa, che ha una cilindrata di 6597 cc e fornisce una potenza di 70 CV ad appena 2100 giri, è il primo sei cilindri prodotto dall’Alfa.


Alfa Romeo 6C 1500 SS (1928)
Con 11 successi, l’Alfa Romeo è la casa automobilistica più vincente nella storia della Mille Miglia, l’arrembante maratona da Brescia a Roma e ritorno che in 27 edizioni, dal 1927 al 1957, ha visto sfidarsi tra mille insidie e pericoli i più importanti costruttori automobilistici del mondo. Il primo trionfo per la casa del Biscione, nel 1928, lo firmano Giuseppe Campari e Giulio Ramponi, che al volante della loro 6C 1500 SS percorrono i 1.600 km della gara in 19:14’05” alla media di 84,128 km/h. Carrozzata dalla Zagato, questa snella e leggera spider da corsa è mossa da un sei cilindri in linea con distribuzione a doppio albero in testa. La cilindrata è di 1487 cc e la potenza, nella versione da competizione dotata di compressore volumetrico di tipo Roots, raggiunge gli 84 CV.


Alfa Romeo 6C 1750 SS (1929)
Con questa vettura, diretta evoluzione della 6C 1500 SS (rispetto alla quale viene irrobustita per sopportare potenze che nel 1930 raggiungono i 100 CV nelle varianti equipaggiate con il compressore a lobi), l’equipaggio Campari-Ramponi s’impone per la seconda volta consecutiva nella Mille Miglia del 1929. Quell’anno, ai nastri di partenza della Freccia Rossa, le Alfa Romeo 6C 1750 SS sono ben 26: solo una non riuscirà a vedere la bandiera a scacchi, a testimonianza di un’affidabilità che la rendeva una sportiva molto apprezzata dai gentleman driver dell’epoca. L’edizione successiva della Mille Miglia vede nuovamente il trionfo di una 1750, questa volta quella condotta dall’equipaggio composto da Tazio Nuvolari e Giovanni Battista Guidotti.

Alfa Romeo 6C 2500 SS “Villa d’Este” (1949)

“Scolpita” dagli artigiani della carrozzeria milanese Touring sul telaio della 6C 2500 Super Sport del 1939, questa lussuosa, filante ed elegantissima coupé debutta nel settembre 1949 al celebre concorso d’eleganza di Villa d’Este, da cui prende il nome. Derivato dal motore della 6C 2300 del 1934, grazie al solo aumento dell’alesaggio il nuovo sei cilindri in linea raggiunge una cilindrata di 2443 cc e fornisce una potenza di 105 CV. Simbolo eterno del bello stile italiano, questa vettura è anche una pietra miliare del design Alfa Romeo, come dimostrano i sottili solchi curvilinei che scendono lungo il cofano anteriore “dissolvendosi” sotto i fari: una “firma” che i designer del Biscione mezzo secolo più tardi hanno riproposto sull’Alfa 147.


Alfa Romeo 2600 Sprint (1962)
Per distinguerla dalla 2000 Sprint del 1960, capolavoro assoluto di un allora poco più che ventenne Giorgetto Giugiaro, serve un occhio esperto. Ben più evidenti sono le differenze sotto il cofano, dove il 2.0 quattro cilindri “bialbero” da 112 CV lascia il posto a un più potente 2.6 a sei cilindri in linea. Grazie a una potenza di 145 CV, un valore notevole per l’epoca, questa elegante coupé - che nelle forme anticipa un’altra grande Alfa Romeo firmata Giugiaro, la Giulia Sprint GT del 1963 - è in grado di sfrecciare sul filo dei 200 km/h.


Alfa Romeo Alfa 6 (1979)
“Per colpa” di una linea già démodé all’epoca, non è mai riuscita a fare breccia nei cuori degli alfisti. Tuttavia, questa imponente e spigolosa “berlinona”, che condivide l’impostazione meccanica con la ben più acclamata e fortunata Alfetta, merita un posto a parte nella storia del Biscione, essendo la prima Alfa Romeo equipaggiata con il celebre V6 progettato da Giuseppe Busso. Romanticamente soprannominato dagli alfisti il "violino di Arese”, nella sua prima versione questo raffinatissimo motore aveva una cilindrata di 2492 cc ed era dissetato da una batteria di sei carburatori monocorpo. Il consumo di carburante non era il suo forte, ma con 158 CV le prestazioni erano ai vertici della categoria.


Alfa Romeo GTV6 (1980)
Potente e fluido nell’erogazione, il nuovo 2.5 “V6 Busso” sembra fatto apposta per la versione coupé dell’Alfetta, anche se, per essere alloggiato nel vano motore, costringe i designer a un vistoso rigonfiamento del cofano anteriore, evidenziato da un coperchio in plastica nera. Alimentato non più a carburatori, ma da un più moderno impianto di iniezione elettronica Bosch L-Jetronic, il sei cilindri a V di 60° non subisce variazioni di potenza rispetto all’unità montata sull’Alfa 6. Tuttavia, in virtù di un peso inferiore e di una carrozzeria più aerodinamica, la GTV6 raggiunge una velocità massima di 204 km/h. Ben 11 in più, rispetto alla berlina con cui condivide il motore.


Alfa Romeo 156 GTA (2002)
Sebbene la sigla GTA, acronimo che sta per “Gran Turismo Alleggerita”, rimandi alle gloriose e leggerissime Giulia da corsa degli anni ’60, sulla versione più “estrema” dell’Alfa 156 di alleggerito non c’è nulla. Tuttavia, quest’auto può contare su un motore da favola: derivato dal V6 a 24 valvole della versione 2.5, grazie a un aumento della corsa la cilindrata raggiunge i 3179 cc, mentre una serie di modifiche, tra cui una diversa fasatura delle valvole di aspirazione, porta la potenza a ben 250 CV. Un’enormità, se si considera che a scaricarli a terra sono le sole ruote anteriori, e per giunta senza l’aiuto di un differenziale autobloccante. Nonostante questo “limite”, la guida rimane appagante e le prestazioni sono davvero notevoli, con una progressione vigorosa e una velocità massima di ben 250 km/h.


Alfa Romeo 159 3.2 V6 (2005)
Al vertice della gamma dell’erede dell’Alfa 156 si colloca una grintosa versione spinta da un inedito 3.2 V6 a iniezione diretta JTS. Prodotto dall’australiana Holden, ma con testate ridisegnate dai progettisti dell’Alfa Romeo, questo motore fornisce 260 CV ed è abbinato alla trazione integrale Q4. Pur essendo tecnologicamente avanzato e capace di buone prestazioni, il V6 di nuova generazione non è mai riuscito nell’arduo compito di non far rimpiangere i precedenti “V6 Busso”, dotati di un carattere più “sanguigno” ed esuberante.


Alfa Romeo Giulia Quadrifoglio (2016)
La versione della Giulia ornata dal leggendario quadrifoglio verde, simbolo delle Alfa più sportive dal 1923, è mossa da un motore che ha convinto da subito appassionati e addetti ai lavori. Sotto il cofano, pulsa un 2.9 V6 biturbo di origine Ferrari: costruito interamente in alluminio, sprigiona una potenza massima di ben 510 CV. Le prestazioni sono da vera supercar, con un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 3,9 secondi e una punta massima di 307 km/h.


Fonte: https://www.alvolante.it/









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