Alfa Romeo 147: un po' di storia

Nata nel 2000, un anno dopo ricevette il premio di Car of the Year: ripercorriamo la storia dell'Alfa Romeo 147, uno dei modelli più amati della casa milanese.




CAR OF THE YEAR 2001 - A guardarla, sembra ieri. Eppure sono trascorsi vent’anni esatti da quando l’Alfa Romeo 147, sotto i riflettori del Salone di Ginevra, conquistò il premio di Car of the Year, il più autorevole e prestigioso nell’industria automobilistica europea. Solitamente, il modello che si aggiudica l’ambitissimo riconoscimento lo fa con uno scarto corposo, a volte staccando di 100, 150, persino 180 punti la seconda classificata. Il 2001, però, fu un annus mirabilis per il mondo dell’auto. A contendere il trofeo alla 147, solo per citare alcune delle concorrenti più agguerrite, c’erano mostri sacri come la Mercedes Classe C e la Ford Mondeo, ma pure grandi innovatrici come la Toyota Prius e l’Audi A2. La nuova compatta del Biscione, alla fine, la spuntò sulla berlina dell’ovale blu per appena tre lunghezze. Un successo di stretta misura che, proprio alla luce del grande spessore delle avversarie, spiega bene il reale valore di un’auto ancora capace di emozionare e calamitare l’attenzione del grande pubblico.


Il design, ad opera del centro stile Alfa Romeo guidato da Walter de Silva, è sempre stato uno dei punti di forza della 147

650.000 ESEMPLARI, EMOZIONI INFINITE - Insieme alla sorella maggiore 156 (anch’essa eletta Auto dell’anno, nel 1998), l’Alfa Romeo 147 è senza dubbio l’Alfa più famosa e apprezzata degli ultimi vent’anni. Vuoi per il design, inebriante commistione tra una linea leggera e filante e una sapiente manciata di spunti che richiamano la grande bellezza delle Alfa del passato, vuoi per la dinamica di guida, semplicemente straordinaria per una vettura di medie dimensioni a trazione anteriore, in dieci anni di onorata carriera l’Alfa Romeo 147 ha riscosso un buon successo. Trattandosi di una macchina connessa alla sfera emozionale, più che al suo reale status di prodotto industriale, descriverne l’impatto sugli automobilisti che l’hanno guidata almeno una volta attraverso i numeri di produzione suonerebbe riduttivo. Forse più di 650.000 esemplari venduti bastano per definirla una bestseller e d’altronde, se in così tanti l’hanno scelta in anni in cui incombeva un’avversaria fondata sul piacere di guida come la BMW Serie 1 e la Golf continuava a farla da padrona nel settore delle compatte, un motivo ci sarà.


Gli interni erano molto simili a quelli della 156, qui con l'optional del navigatore satellitare.

UNA BASE ECCEZIONALE - Per la cronaca, e per chi non lo sapesse, l’Alfa Romeo 147 non è l’Alfa più venduta di sempre: l’Alfasud e la 33, quasi due milioni di esemplari in due, hanno fatto entrambe meglio, ma si sa, i numeri, da soli, non possono spiegare la vera essenza di un’Alfa Romeo. A proposito di essenza Alfa Romeo, va detto che il percorso progettuale che portò la 147 a diventare un punto di riferimento per maneggevolezza e tenuta di strada (non solo) nella sua categoria, fu, almeno all’inizio, costellato di difficoltà. In realtà, i problemi per i progettisti derivavano da un unico, enorme vizio di fondo, e cioè che la prima piattaforma sulla quale si erano trovati a lavorare i progettisti non era per nulla adatta all’impostazione di una vettura che doveva essere bella e sicura da guidare. Fu l’allora amministratore delegato del Gruppo Fiat, Paolo Cantarella, a risolvere la questione prendendo il toro per le corna: in una riunione che è storia, ma conserva il sapore della leggenda, ai suoi, con un gesto della mano che mimava le operazioni da compiere, disse di prendere una 156, tagliarla a metà e accorciarla dietro.


La versione sportiva GTA, con il motore 3.2 V6.


LA PIÙ BELLA DA GUIDARE - Fu, quella, una tappa decisiva nella genesi dell’Alfa Romeo 147, che per la gioia di chi l’avrebbe guidata (e con enorme sollievo di chi doveva metterla a punto) avrebbe avuto come solida base la migliore berlina a trazione anteriore in circolazione. Qualche impasse, comunque, emerse lo stesso. Nella zona posteriore, per esempio, rispetto alla 156 cambiavano i punti d’attacco della sospensione alla scocca, e ottenere la rigidezza desiderata tolse più di qualche ora di sonno ai tecnici dell’Alfa, che però potevano contare sull’ormai collaudassimo avantreno a quadrilateri alti, una vera chicca per una vettura di grande produzione. Alla fine, anche grazie a un team di validissimi collaudatori (all’epoca le auto si affinavano più macinando centinaia di migliaia di chilometri che facendo simulazioni al computer), l’Alfa Romeo 147 è nata così come la conosciamo e ricordiamo oggi, a più di vent’anni dal debutto: di sicuro non la compatta costruita meglio e nemmeno la più comoda e spaziosa, ma senza ombra di dubbio la più entusiasmante, quando cominciano le curve e si preme a fondo sul pedale dell’acceleratore.


La 147 venne sottoposta a restyling nel 2004: le modifiche interessavano soprattuo il frontale.

Dell’Alfa Romeo 147 troverete ritratte le principali versioni della prima e della seconda serie. Le Twin Spark con motori di 1,6 e 2 litri a benzina, per cominciare, e le 1.9 JTD a gasolio, dotate del sistema Common Rail (altro punto d’orgoglio italiano e alfista: inventato dal fisico barese Mario Ricco, debuttò nel 1997 sulla 156). Poi, naturalmente, l’elettrizzante GTA: come dimenticare l’ultima Alfa equipaggiata con il glorioso 3.2 V6 da 250 CV, diretto discendente del leggendario “Busso” degli anni 70? La carrellata si chiude con la Q2 turbodiesel da 150 CV, massima espressione, con il differenziale autobloccante di tipo Torsen all’anteriore, di quel piacere di guida che ha fatto innamorare gli appassionati e non smette mai di appagare.


Fonte: https://www.alvolante.it/









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