Alfa Romeo 75 Imsa: prova in pista della youngtimer
Dopo trent’anni torna in pista, all’autodromo Tazio Nuvolari di Cervesina (Pv), l’Alfa Romeo 75 Imsa della Scuderia Giudici
Gli anni Ottanta sono stati una delle epoche d’oro del motorsport, a metà tra gli anni del pionierismo sfrenato e quelli dell’avvento della tecnologia. La Formula 1 era quasi una religione ma sotto di essa a farla da padrone erano le gare turismo, assai più affermate rispetto a quelle endurance, spettacolari ma inarrivabili e meno diffuse. Il successo della categoria era dato in parte dalla presenza delle case ufficiali, forti di piloti e tecnici di F1, ma anche dalle vetture. Alfa Romeo, Bmw, Ford, Opel, le stesse che si vedevano ogni giorno sulle strade, ma pesantemente preparate, in modo da stuzzicare la fantasia del pubblico.
LA STORIA DELL’ALFA 75 NELLE CORSE
Dal 1988 l’arma del Biscione è stata la 75 turbo Evoluzione, vettura nata sfortunata. All’epoca infatti per stabilire in quale classe dovesse competere una vettura si guardava la cilindrata, valore che nei motori turbo veniva moltiplicato per un coefficiente di sovralimentazione. In questo modo si stabiliva la cilindrata reale, come fosse stato un motore aspirato. Al momento dell’omologazione la Fia decise di aumentare il coefficiente di sovralimentazione da 1,4 a 1,7; in questo modo la 75 non solo non rientrava più nella classe 2.500 cc cui puntava, ma nemmeno in quella da 3.000 cc; questo rese necessaria la riduzione del motore da 1.779 a 1.762 cc, evitando così di trovarsi contro le poderose Ford Sierra Cosworth Rs500 che arrivavano a 3.400 cc. Nonostante questo nel 1988 Gianfranco Brancatelli riuscì a cogliere la vittoria nel Campionato italiano Superturismo.