Mercato europeo
Immatricolazioni ancora in calo: -0,5% ad aprile




Il mercato automobilistico europeo continua a frenare, anche se con un'intensità minore rispetto agli scorsi mesi. Secondo i dati diffusi dall'Acea (l'Associazione europea dei costruttori), ad aprile le immatricolazioni nell'area Ue+Efta risultano pari a 1.344.863 unità, lo 0,5% in meno rispetto allo stesso periodo del 2018. Il calo marginale spinge l'associazione a parlare di un "andamento relativamente stabile": tuttavia, per il Vecchio continente si tratta dell'ottavo mese di fila con dati in negativo.

Spagna e Italia le migliori. Nei principali mercati, il computo delle immatricolazioni vede la prevalenza del segno più, anche se con tassi di crescita non certo esaltanti. La miglior performance è della Spagna (+2,6%), seguita dall'Italia (+1,5%) e dalla Francia (+0,4%), mentre la Germania e il Regno Unito mostrano un calo rispettivamente dell'1,1% e del 4,1%. Nei primi quattro mesi dell'anno, le immatricolazioni sono state 5.491.050, con una flessione del 2,5% dovuto soprattutto al declino dei mercato italiano (-4,6%), spagnolo (-4,5%) e britannico (-2,7%). Sostanzialmente stabili la Germania (con un calo di appena lo 0,2%) e la Francia (-0,4%).

La Lancia sostiene FCA. Nella classifica mensile dei principali produttori, il gruppo FCA risale al quinto posto (dal settimo di marzo) nonostante la nuova flessione delle immatricolazioni. I veicoli registrati dal produttore italo-statunitense sono stati 88.755, il 3% in meno rispetto ad aprile 2018. Tra i vari marchi, risulta brillante l'andamento della Lancia (+30%), stabile quello della Fiat (+0,1%) e negativo per la Jeep (-5,3%), l'Alfa Romeo (-40,3%) e la Maserati (-23,3%).

Tedeschi su percorsi divergenti. Il gruppo Volkswagen conferma la prima posizione con 335.745 immatricolazioni, registrando tuttavia una flessione del 3,4%. Il brand omonimo perde il 6,8% e l'Audi il 5,8% mentre risultano in crescita tutti gli altri: +2,3% per la Skoda, +3,2% per la Seat, +4,5% per la Porsche e +34,8% per i marchi di lusso Bentley, Lamborghini e Bugatti. Il gruppo BMW, con 84.834 unità, cresce del 7,1%, con il marchio dell'Elica (+11,7%) che riesce a compensare il calo della Mini (-10%). Daimler, di contro, immatricola 84.293 veicoli e cresce del 4,7%, con la Mercedes-Benz in salita del 2,8% e la Smart del 21,5%.

Citroën traina i francesi. Al secondo posto del mercato si posiziona il gruppo PSA: i francesi hanno immatricolato 218.645 veicoli, con un miglioramento dell'1,3% determinato soprattutto dal +14,2% della Citroën. In contrazione risultano, invece, la Peugeot (-1%), l'Opel (-3,1%) e la DS (-26,3%). Il podio della top ten europea si completa con l'altro produttore transalpino, il gruppo Renault: con 145.240 registrazioni, la Régie mette a segno una crescita dell'1,4%, grazie al +14,7% della Dacia e al +5,5% della Lada. In calo il marchio della Losanga (-5,4%).

Bene Volvo, ancora giù Ford. Tra le altre Case, la Ford evidenzia un calo del 5,1% con 81.873 immatricolazioni, mentre la Jaguar Land Rover piazza 16.127 veicoli e sale del 2,4%, con il marchio del Giaguaro in discesa del 2% e il brand delle fuoristrada in miglioramento del 4,7%. In crescita anche la Volvo, con 28.001 registrazioni e un incremento dei volumi pari al 2,8%.

Asiatici sull'altalena. Sul fronte dei costruttori orientali, il gruppo Hyundai cresce del 2,9% con 91.182 registrazioni. La Toyota sale dell'1,8%, mentre la Nissan perde il 17,1%, la Mazda lo 0,4% e la Honda il 2,8%. Ancora dati brillanti per la Mitsubishi, con un confortante +21,4%.

Il commento. L’Unrae, l'associaizone dei costruttori esteri, sottolinea da una parte le difficoltà dell’Italia e dall’altra l’effetto della demonizzazione del diesel. "In Europa, i numeri di aprile confermano il permanere di una certa difficoltà. La situazione più difficile, nonostante il segno positivo nel mese, rimane quella italiana, con una flessione del 4,6% da inizio anno", spiega il direttore generale Andrea Cardinali. "Per giunta, nei primi quattro mesi del 2019 le emissioni di CO2 sono aumentate del 6,5%, e questo è effetto della campagna di demonizzazione sul diesel, che non risparmia nemmeno le modernissime motorizzazioni Euro 6. Così, mentre ci si accanisce sulle nuove immatricolazioni con misure penalizzanti, si trascura il vero malato: un parco circolante vetusto, insicuro e inquinante. La sua età media, con la crisi del 2008, è passata da 7,5 a 10,9 anni - il valore più elevato fra i principali mercati dopo quello spagnolo - e il trend non si è più invertito. Con i ritmi attuali, per liberare le nostre strade dalle vetture ante Euro 4 servirebbero quasi 14 anni, e nel frattempo anche le Euro 5 saranno divenute archeologia industriale. Il rinnovo del parco circolante deve diventare una priorità nazionale".


Fonte: quattroruote.it

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