Alfa Romeo Romeo: furgone simbolo dell’Italia anni 60

Non è un errore: il “Romeo” si contrapponeva alla leggiadra Giulietta, della quale ereditava l’unità motrice, nella gamma di proposte Alfa Romeo. Ha accompagnato il “boom” economico italiano




C’è “Giulietta”, e c’è “Romeo”. La battuta vecchia di… almeno sessant’anni trova riscontro, nella storia Alfa Romeo, in due dei modelli che, nei rispettivi segmenti, hanno rappresentato veri e propri simboli nella produzione del marchio che oggi fa capo ad Fca. Da una parte, per gli spostamenti quotidiani della piccola borghesia che non poteva permettersi la più prestazionale (ma anche ben più costosa) Alfa Romeo 1900 ma voleva “qualcosa” in più rispetto alla popolarissima Fiat 1100, c’era Giulietta, vera e propria beniamina per una intera generazione di automobilisti (“Fidanzata d’Italia” venne indicata dagli appassionati), che trovavano nella snellezza del corpo vettura e nelle prestazioni che era in grado di offrire (soprattutto in versione “Ti”) un’auto degna “sorellina” della “Berlina di famiglia che vince le corse” (l’Alfone 1900 che abbiamo accennato), e nelle versioni derivate Sprint Veloce, Spider ed SZ una vettura competitiva in assoluto negli impieghi agonistici.

Dall’altra, ed in risposta alle aumentate esigenze di celerità nei trasporti (una evoluzione logistica parallela al nascente “boom” economico che vide nel successo di Giulietta una delle manifestazioni più eclatanti del fenomeno politico, industriale e sociale che fino a metà anni 60 contribuì al raggiungimento di un “peso” di primo piano per l’Italia a livello mondiale), c’era il solido ed affidabile “Romeo”.

Il primo furgone Alfa Romeo concepito per questa precisa fascia di mercato, che negli anni 50 vide una prima escalation di proposte per la prima volta nella storia sviluppate ad hoc, non trattandosi di allestimenti specifici su telai destinati ad autovetture (su tutti: il Citroen H, il Renault 1.000 Kg, il Ford Thames, per non parlare del leggendario Volkswagen Bulli) bensì di progetti che prendevano a prestito la meccanica vetture di successo e che diedero il “la” al concetto di furgone in senso moderno come lo intendiamo oggi, venne presentato esattamente sessantacinque anni fa, al Salone di Torino del 1954, rassegna che gli “Alfisti” ben conoscono per essere stata l’evento in cui avvenne il vernissage di Alfa Romeo Giulietta Sprint.

Un “battesimo” di rilievo, dunque, come importante – per i motivi che abbiamo indicato – fu, e sarebbe stato negli anni successivi, il ruolo di “Romeo” nel contesto economico italiano. La motorizzazione, tanto per non perdere l’allure “dinamico” del Biscione, nemmeno nella gamma che oggi si chiamerebbe “Veicoli Commerciali”, si affidava allo svelto bialbero 1.290 cc della coeva gamma Giulietta, ma dalla potenza all’albero motore volutamente ridotta a 35 CV (in ordine da fargli raggiungere una velocità massima di poco inferiore a 100 km/h); in alternativa, fu possibile ordinare il modello equipaggiato con un’unità diesel da 1.150 cc a due tempi, sovralimentato mediante compressore volumetrico, che erogava una potenza di 30 CV all’albero motore.

Oltre agli allestimenti Furgone e Minibus che avevano fatto bella mostra di se al Salone di Torino 1954, Alfa Romeo Romeo (o T10, oppure Autotutto, la cui prima serie veniva assemblata nelle linee di montaggio di Pomigliano d’Arco) venne proposto nelle configurazioni Furgone a tetto alto, Promiscuo, Scuolabus, Ambulanza, cassonato e cassonato doppia cabina. A breve distanza (1957) arrivò la seconda serie, o “Romeo 2°”, che alle linee di propulsione della prima serie abbinava un nuovo cambio ZF a quattro rapporti. Fu, questa, la generazione più longeva, essendo stata prodotta per nove anni (fino al 1966) e, fino al 1967, su licenza in Spagna (a cura della Fadisa-Fabricaciòn de Automòviles Diesel SA), quest’ultima con motore diesel Perkins 1.6. La terza generazione, introdotta nel 1966, restò in produzione per pochi mesi: all’orizzonte c’era la nuova gamma A12 ed F12, che sarebbero rimasti in produzione fino al 1983.


Fonte: motori.it

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