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Alfa Romeo 155, chi disprezza ama. O quasi

Amare forse è eccessivo, ma nonostante la cattiva fama (legata alla trazione anteriore) questa berlina riscuote un discreto successo




Se c’è un modello che gli alfisti “odiano” con tutti sé stessi, ma non possono non ricordare con malcelato orgoglio, è la 155. Difficile trovare una macchina più controversa nella storia di Alfa Romeo. Da un lato, la colpa più grande: aver sancito il passaggio (temporaneo, come poi dimostrerà la Giulia) del marchio, anche fra le berline medie, alla trazione anteriore.

Il che, per il “popolo” in questione, varrebbe già il marchio di infamia a vita. Poi però c’è il motorsport, di cui la 155 ha scritto alcune pagine indelebili nel libri dell’Alfa Romeo, prima nel DTM, quando il DTM era secondo per notorietà solo alla F1 (almeno in Europa) e poi nei vari Campionati Turismo nazionali, quando questi erano seguitissimi e trasmessi in diretta TV sui canali nazionali.

Per chi, beata lei e beato lui, non avesse memoria diretta dei fatti, siamo negli anni Novanta. Ecco come andò.

Sostituire un progetto ormai vecchissimo

Nel 1992, l’Alfa Romeo è ancora sul mercato con la 75. Un’Alfa Romeo vera dal primo all’ultimo bullone, per carità, ma ormai superata. A dirla tutta, non è attualissima nemmeno nel 1985, quando viene lanciata sul mercato: sotto la sua carrozzeria, infatti, si cela la meccanica della Giulietta, la quale a sua volta risale a quella dell’Alfetta del 1972.

Se a ciò si aggiunge che questo è il periodo più difficile per il Biscione, dal punto di vista finanziario e industriale (con pesanti ripercussioni sulla qualità e l’affidabilità dei prodotti), si può ben immaginare quale sia il livello di competitività della 75 rispetto alla BMW Serie 3, alla Mercedes 190 (che pure è del 1984 ma tecnicamente e qualitativamente si trova su un altro pianeta) e anche all’Audi 80.

Urge una sostituta e “mamma Fiat”, che dal 1986 controlla Alfa Romeo, non può non far fruttare le sinergie di Gruppo.

“Una Fiat rimarchiata”
Il virgolettato qui sopra è ovviamente ripreso dai bar italiani del 1992. Sia chiaro, nulla contro i bar e i loro avventori, anche perché, nello specifico, è ben difficile dar loro torto. La 155 è poco più che una Fiat Tempra ritoccata nei gruppi ottici, nell’assetto e dotata di motori specifici.

Dallo stesso progetto nasce anche la Lancia Dedra: del terzetto, ovviamente, la 155 è la più sportiva, tanto nel design quanto nella meccanica. Tornando ai motori, su tutti spicca il 2.5 V6 a 12 valvole Busso, l’unico vero elemento di continuità - insieme ai 4 cilindri Twin Spark - con il passato dell’azienda.

Molto interessante anche la Q4 (2.0 turbo 4 cilindri), che invece è mossa dalla meccanica della Lancia Delta Integrale: dal punto di vista collezionistico, forse, il pezzo forte è proprio questo. Insieme ovviamente alla versione Silverstone, omologata in 2.500 esemplari, quelli necessari per partecipare al BTCC, ovvero il mitico campionato turismo inglese.

Una carriera piuttosto breve…
Al momento del lancio - Salone di Ginevra 1992 - i motori al lancio oltre al V6 e al 2.0 turbo sono il 1.800 Twin Spark e il 2.000 Twin Spark a 8 valvole; nel 1993 la gamma si estende verso il basso con la entry level 1.7 Twin Spark da 115 CV e con le turbodiesel 1.9 e 2.5 da 90 e 125 CV.

La sua sostituta, la 156, viene presentata nel 1997, per entrare in commercio nel 1998: in questo arco di tempo tutto sommato non lungo, gli esemplari venduti sono oltre 200.000; nulla di clamoroso, ma nemmeno così male, data la tiepida accoglienza…

Una storia indelebile
Ciò che nessuno dimenticherà né potrà mai mettere in discussione è il palmares sportivo della 155. Prima di tutto, il DTM.

Ok, il regolamento sportivo di quel campionato (si parla dei primi anni Novanta) consente, di fatto, di mettere in pista delle F1 a ruote coperte, che poco o nulla hanno a che fare con il prodotto di serie. Ma questo poco conta: negli annali resterà che il prestigioso campionato DTM, nel 1993, è stato vinto dalla 155 V6 Ti da oltre 400 CV e quattro ruote motrici, guidata da Nicola Larini; per inciso, è l’unica auto non tedesca ad aver vinto questo campionato.

Grandi successi anche nei campionati turismo: solo per citare i principali, nel 1992 (con Larini) vince il Campionato Italiano Superturismo, nel 1994 (con Tarquini) vince il BTCC e (con Adrian Campos) il CET, i corrispettivi in UK e Spagna.






Fonte: motor1.com



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