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Alfa Romeo Z 33 TL, il salotto viaggiante di Zagato

Al Salone di Ginevra del 1984 la Zagato presentò l'Alfa Romeo Z 33 TL, un "esercizio di stile" che ridefinì completamente il concetto di abitabilità di un'autovettura.




Versatilità. Non esattamente la prima parola che balza alla mente quando pensiamo a un'Alfa Romeo. E se nella sua canzone Nuvolari Lucio Dalla, grande appassionato di motori, spiegava come il "mantovano volante", appunto, "con l'Alfa rossa fa quello che vuole", non alludeva certo alle prerogative di polivalenza e adattabilità che ricerchiamo (e spesso troviamo) nelle auto di oggi. La Z 33 TL che stiamo per presentarvi, insomma, non fu pensata per buttarsi "dentro al fuoco di cento saette" - per citare nuovamente Dalla -, ma conservava comunque, a suo modo, quei tratti meccanici e stilistici indefinibili, difficili da spiegare che rendono speciale ogni vettura del Biscione.

Raffinata nello stile e nella meccanica. Merito della Zagato - cent'anni nel 2019, uno degli atelier più rinomati al mondo, celebre per lo stile a volte controverso ma sempre avveniristico dei suoi modelli - ma merito, anche, della base meccanica che l'Alfa mise a disposizione degli stilisti della carrozzeria milanese. L'Alfa Romeo Z 33 TL (dove "33" indica il modello d'origine, con motore 4 cilindri boxer di 1,5 litri, e "TL" sta per Tempo Libero) fu realizzata dalla Zagato Industrial Design, consociata della Zagato specializzata nella progettazione e realizzazione di veicoli speciali.

Per sette. La richiesta che l'Alfa Romeo fece alla Zagato fu di studiare un'automobile con un'abitabilità migliore rispetto alla 33, berlina compatta sportiva inevitabilmente limitata dalla sua particolare conformazione a due volumi spezzato. Zagato, pur conservando il telaio e la meccanica della vettura di serie - con ovvi vantaggi in termini di confort di marcia e brillantezza delle prestazioni - disegnò così una carrozzeria rialzata e pensata fino all'ultimo dettaglio per ospitare fino a sette persone.

Gli occhi di Giulietta. Da un punto di vista dello stile, nel frontale si nota una chiara ispirazione alla Giulietta del 1977. La "parentela" con la berlina transaxle del Biscione è evidente in particolare nella struttura monolitica della calandra, un unico blocco che ingloba i fari e, al centro, lo scudetto Alfa Romeo. Per il resto la forma è semplice e filante, con un originale rialzo in corrispondenza della coda a scongiurare il temutissimo "effetto furgoncino" tipico dei prototipi monovolume dei primi anni 80. Restando sempre nella zona posteriore, guardando la Z 33 TL, un occhio esperto non può fare a meno di notare una certa somiglianza con le Fiat Uno (terzo finestrino e, quindi, inclinazione del lunotto) e Panda (gruppi ottici).

Benvenuti a bordo! L'abitacolo, progettato per sei persone, riserva anche un settimo posto di fortuna. Ma il quid che fa della della Z 33 TL un'auto che ancora oggi vale la pena di analizzare a fondo risiede nello sfruttamento degli spazi e nella disposizione dei sedili. In poco più di quattro metri, la Zagato è riuscita ad allestire un vero e proprio salottino: ci si parla vis a vis e si accavallano comodamente le gambe senza intralciare quelle degli altri occupanti, con le poltroncine che possono ruotare secondo le esigenze dei passeggeri.

Occasione sprecata. La Z 33 TL fu presentata dall'atelier di Terrazzano di Rho al Salone di Ginevra del 1984 accanto ad altre due creazioni della divisione Design: l'Alfa Romeo 2000 SW, elegante giardinetta allestita sul telaio dell'Alfetta, e una re-interpretazione della Lancia Delta GT. Al calar del sipario della kermesse ginevrina, le linee della Zagato Car erano pronte per la produzione in serie, ma l'Alfa Romeo rinunciò. Una scelta "obbligata", del resto, quella della mancata approvazione della monovolume, figlia di un'asfissiante crisi cominciata un decennio prima e che, di lì a un paio d'anni, avrebbe decretato la fine dell'Alfa come azienda di stato e il passaggio alla Fiat.
















Fonte: ruoteclassiche.it

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