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In gara con la Giulia a Vallelunga nell’Alfa Revival Cup 2018





Con la Giulia preparata dal Team GPS Classic ho partecipato alla gara di Vallelunga il 2 giugno 2018 organizzata da Alfa Revival Cup. E a dirlo così, sembra facile. Correre con auto storiche degli anni ’60 come queste però, indovinate, non è proprio una cosa da pronti-via.

La Alfa Romeo Giulia Ti in questione è una 1964 con cambio innesti frontali e gommatura Dunlop Racing, allestimento coerente con l’epoca, pochi modernismi. Concorrenza tutt’altro che dolce, nonostante l’accoglienza di tutti pari a quella di familiari al pranzo di Pasqua. La pista. Vallelunga, dove mi sento più a casa. Mai toccato questa macchina prima delle prove libere. 40 gradi circa.



Facciamo il sedile e la posizione di guida, conosco i bravissimi meccanici di GPS che mi invitano subito a sentire la macchina. Entro ed è un disastro. Non ci capiamo per niente. Io voglio guidarla come una macchina da corsa di vent’anni più giovane, le gomme non mi ascoltano, l’avantreno non ne vuole sapere. Alle Cimini entro come un carrello della spesa. C’è bisogno di ritarare completamente il mio stile di guida.

Rientro dopo pochi giri, chiedo di abbassare la pressione davanti come primissima prova, senza toccare il resto. I ragazzi mi chiedono un’ impressione generale e posso dire solo cose scontate come “rolla da morire, è morbidissima, smusa dappertutto“. Rimandiamo la conversazione al dopo prova con pressioni sensibilmente più basse all’anteriore.



Con l’aiuto di un anteriore meno scivoloso e non dovendo sacrificare molto quanto a reattività del centro volante, stabilisco che sacrificando la velocità di sterzata ottengo un ingresso più solido e una percorrenza di curva adeguata. Lasciamo le pressioni come sono, inizio a lavorare su di me. Mi avevano avvertito che la Giulia non sarebbe stata una campionessa di staccate ma in realtà quello che mi riesce meglio da subito è proprio frenare e scalare rapporti con questo splendido e complesso cambio a innesti frontali.

Recupero proprio in staccata tutto quello che il motore mi fa perdere in uscita di curva, sopratutto al Tornantino dopo il Semaforo, dove proprio il Bialbero, senza l’aiuto di un rapporto più basso della seconda, non ne vuole sapere di accellerare. Benissimo l’inserimento nella Roma che faccio frenando già dentro la curva. Curvone non ancora in pieno, gomme non caldissime, sicurezza non totale, rimando il coraggio di provarci ai giri di qualifica, il giorno successivo, poche ore prima della gara.

A sera il paddock si riempie di quell’atmosfera che si vive solo nelle gare storiche. Si inizia a cuocere carne e stappare bottiglie, i ragazzi che sono con me mi fanno qualche domanda su alcune prove e, chissà come mai, tutti i piloti finiscono per chiedermi: “ma la DTM com’è?” con la stessa faccia che non cambia tra bambini di sei anni o senior di settanta.



La serata scorre in tuta, con il caldo che finalmente inizia a passare un po’. Mi aspetta una notte di zero sonno tra le zanzare di Campagnano, in un “hotel” che si merita queste virgolette e molto più. Dormo vestito, con animali di ogni genere nella stanza e odori indefinibili che arrivano dalla finestra. Mi addormento concentrato come se dovessi correre la 24 ore di Le Mans, ripercorrendo Vallelunga metro per metro a occhi chiusi.

Nella tuta, sotto il casco, intrecciato nel roll-cage, col motore acceso e quel suono che così bene conosco a riempirmi la testa, sono pronto a entrare in qualifica con mille incognite e una sana voglia di fare bene. In qualifica, giro dopo giro, ripeto lo stesso decoroso tempo di 2:14, mettendo le ruote sugli stessi centimetri di asfalto, staccando sullo stesso fazzoletto e provando a dare gas un po’ prima e un po’ dopo, studiando la macchina e facendo caso meno possibile alle traiettorie degli altri. Nessuno fa le stesse a quanto vedo. Alcuni sono molto fantasiosi, per usare un eufemismo. Altri vanno forte.

Fatte le mie prove e letti i tempi dal muretto, inizio a capire settore per settore quali sono stati i tentativi che hanno portato un tempo migliore. Costruisco così il giro migliore che riesco a fare, e ne viene fuori un bel 2:13. Il mio meccanico mi sa dire poi che è un buon tempo, io non ne avevo idea, e insieme studiamo i settori per delineare il tempo perfetto, che sarebbe stato mezzo secondo più veloce. Non vi dico che bello capire che dal nulla totale e dal feeling zero su una vettura mai provata, si è riusciti a diventare decenti in pochi giri.

Arriva la gara. Si muore letteralmente di caldo. Mi aspetta un’ora di movimenti e vibrazioni che non hanno nulla a che vedere con paddle e traction control. Più divertente? Meno divertente? Non mi interessa troppo. Nei minuti di attesa prima del via sono totalmente immerso nella Giulia Ti e non esiste nient’altro al mondo. Carico ancora di più tutte le aspettative che mi sono fatto nei mesi precedenti e al momento del semaforo verde svanisce tutto. I primi giri sono un caos, tutto da rifare. Ci vorrà un po’ per trovare un ritmo discreto e, appena trovato, vedrete che succede nel video…




Fonte: driveesperience.it

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