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Alfa Romeo
I trentacinque anni della 33




1983, un anno di importanti novità per l’auto italiana. Della Panda 4x4 e della Fiat Uno abbiamo già parlato. Oggi è il turno dell’Alfa Romeo 33, di cui vi raccontiamo la storia e altre curiosità nella nostra galleria di immagini.

Figlia dell’IRI. Lunga poco più di quattro metri (4,015, la berlina di prima generazione) e prodotta a Pomigliano d’Arco, è stata una delle ultime vetture del Biscione presentate sotto l’egida dell’IRI (Istituto per la ricostruzione industriale). Ma anche la prima a inaugurare il nuovo corso stilistico della Casa, poi impostosi sui modelli successivi, con linee non più tese e meno spigolose dei modelli precedenti. Quest’ultime portavano la firma del geniale Ermanno Cressoni, all’epoca chief designer del marchio, peraltro padre della Giulietta del 1977, nonché della 75, suo “profondo” restyling, che sarebbe arrivata sul mercato un paio d’anni dopo la 33, nel 1985.

Dopo la Sud. L’auto della nostra rassegna nasceva con uno schema meccanico molto simile a quello della ben collaudata Alfasud, che sostituiva: in particolare, riprendeva dal primo modello nato a Pomigliano il motore a cilindri contrapposti, la trazione anteriore, le sospensioni MacPherson davanti e assale rigido dietro. Ma la geometria delle sospensioni anteriori prevedeva un nuovo montante, con taratura di molle e ammortizzatori più rigida e una diversa progressione. I freni – in posizione centrale sulla progenitrice – trovavano una collocazione più convenzionale, accanto alle ruote.

Anche station e ibrida.La semplicità tecnica della vettura, con motore longitudinale e cambio in linea, poteva prestarsi a innumerevoli varianti. Del resto, quasi fin da subito la vettura venne lanciata sul mercato anche con la trazione integrale. Inizialmente disponibile con carrozzeria berlina, la 33 4x4 era in pratica una 1.5 Quadrifoglio Oro dotata di un ponte posteriore collegato al cambio tramite un albero di trasmissione in due parti. Lo schema a trazione integrale, sviluppato dalla Pininfarina, venne replicato anche sulla familiare, la 33 Giardinetta (poi Sportwagon), anch’essa ideata dall’Atelier torinese. Quando il Biscione era ormai in orbita Fiat, questa station venne utilizzata dai tecnici di Arese come laboratorio per lo sviluppo di un sistema ibrido, ben 35 anni prima che Marchionne annunciasse l’esordio di tale tecnologia sui (futuri) modelli Alfa Romeo…


















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Fonte: quattroruote.it








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