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Alfa Romeo
I 10 anni della MiTo




“Guido ha una concessionaria Alfa, proprio accanto a un bar alla moda, in una grande città italiana. […] Ogni giorno, nel pomeriggio, assiste al raduno dei giovani davanti al bar per l’aperitivo della sera. Ci sono sempre due o tre Mini a questi raduni improvvisati, un paio di Smart… ma le Smart a Guido sono indifferenti. Le Mini no, quelle lo fanno proprio imbufalire. Non può fare a meno di pensare che quei giovani potrebbero guidare un’Alfa”. Iniziava così il nostro articolo dal titolo “Un Biscione corto corto”, pubblicato su Quattroruote di agosto 2004, con l’auspicio di una piccola sportiva della Casa lombarda.

Le Mini. A partire dal 2001, il fenomeno Mini prese piede in Europa (e non solo) e nel gruppo Fiat, ancora per poco impegnato nella difficile convivenza con la General Motors, non c’era nulla di simile: seppur alla moda, la Lancia Ypsilon era troppo elegante e votata al confort per rubare clienti alla piccola anglotedesca. Per fascia di prezzo e doti sportive, l’alternativa italiana alla Mini era un modello ben più grande. Non proprio la stessa cosa: “Appena due giorni prima (Guido) se n’era lasciati scappare un paio - proseguiva il nostro articolo - una giovane coppia, ha guardato la 147, bella, però la volevano un poco più piccola e poi più giovane, meno seria, più trendy, insomma… più Mini. Alla fine hanno ringraziato e sono usciti”.

La nostra idea. A quel punto ci chiedevamo: “Comprereste un’Alfa Romeo compatta, più compatta della 147, ma con tutti i caratteri che fanno l’identità del marchio italiano?”. Per aiutare i lettori nella risposta avevamo immaginato la vettura avvalendoci della collaborazione della Fumia Design Associati. Per la “Sprint”, questo il suo nome, a vevamo pensato a soluzioni tecniche in grado di garantire il contenimento dei costi senza sacrificare la guida sportiva: il pianale della Punto, nonché un “avantreno con il collaudato sistema MacPherson” e un “retrotreno a ruote interconnesse, ma con molle e ammortizzatori dedicati, per aumentare la precisione di guida”.

La decisione. Non sappiamo quanto abbia influito il nostro articolo tra i vertici del gruppo torinese, ma da lì a poco l’ipotesi di una piccola Alfa sarebbe diventata sempre più insistente, fino a ottenere il disco verde. E con molte delle caratteristiche da noi auspicate. Del resto, erano anni di grande vitalità nei segmenti più piccoli per il gruppo Fiat. La Grande Punto del 2005 risollevòl le sorti del marchio, che avrebbe poi riscosso una (rinnovata) fama planetaria con la 500 del 2007. Ed entrambe, soprattutto la seconda, rilanciarono il marchio Abarth.

La rassegna. Le premesse per un piccola sportiva del Biscione, insomma, c’erano tutte: il progetto ZAR 955, meglio noto come “Junior”, prese vita. Dieci anni anni fa, il 14 marzo del 2008, venivano finalmente diffuse le prime immagini ufficiali della MiTo.

Baby Alfa allo scoperto. Il 14 marzo 2008 vengono diffuse le prime foto ufficiali della MiTo. Lunga 4,06 m, larga 1,72 e alta 1,44 è l’Alfa più compatta di sempre. O meglio, quella più in basso nella gamma: è la prima auto di segmento B del marchio.


Le dediche. Interpellati dalla Casa per un sondaggio, gli utenti del web scelgono per lei il nome Furiosa. Giudicato troppo estremo, viene scartato dal Biscione, che opta per MiTo: un omaggio a Milano, la città dell’Alfa, e Torino, dove viene assemblata.

Nobili origini. Il marketing di Arese punta molto sulla parentela stilistica con la supercar 8C, prodotta in soli 1.000 esemplari tra coupé e spider. Il designer della piccola è Juan Manuel Diaz: diventerà in seguito chief exterior designer della Casa, prima di entrare nel gruppo Volkswagen. 5 / 31

Il bullo di quartiere. “La fiancata è il lato migliore della MiTo: compatta e muscolosa”, queste le parole di Mike Robinson, già chief designer della Lancia, su Quattroruote. La piccola Alfa e la rivale Mini sono le uniche vetture del segmento dotate di finestrini “a giorno”, privi di cornice.

Mirafiori. L’assemblaggio, infatti, avviene a Mirafiori. Pur essendo una vettura premium, la MiTo è oggi l’unica auto di FCA accessibile a tutti tra quelle prodotte nell’Italia settentrionale. Nello stesso stabilimento si assembla la ben più costosa Maserati Levante.

Scorpione. Il progetto parte dal pianale della Punto, la cui versione Abarth è stata il riferimento dei tecnici. Rispetto a quest’ultima, le carreggiate sono ulteriormente allargate. Le sospensioni anteriori sono di tipo MacPherson, con taratura specifica per un assetto più piatto; il retrotreno è di tipo interconnesso.

DNA sportivo. La dotazione più caratteristica di questa vettura è il “manettino” DNA che modifica alcuni parametri secondo le preferenze del guidatore: Dynamic, Normal e All weather. Questa soluzione verrà adottata in seguito su tutti i nuovi modelli della Casa.

Sicura. In Dynamic si attivano l’Electronic Q2, un differenziale autobloccante simulato, e il Dst: nelle emergenze il controllo di stabilità, oltre a correggere la traiettoria, suggerisce la manovra da eseguire. Lo sforzo sul volante si riduce di 3 Nm (circa 0,3 kg) verso la direzione corretta.

La prima volta. Il Dst, del resto, è un aiuto necessario: in Dynamic il controllo di stabilità è volutamente più permissivo e nelle situazioni d’emergenza il retrotreno va gestito “a braccia”. A tal fine, è d’ausilio il servosterzo elettrico, per la prima volta su un’auto del Biscione.

Gocce di gasolio. È il titolo della prova della 1.6 JTDm da 120 CV, pubblicata nel luglio 2009. I consumi sempre contenuti le fanno guadagnare 4 stelle e ½ (su 5). Il motore si impigrisce solo sotto i 1.700 giri, ma quando il turbo spinge allunga senza indecisioni fin sotto la soglia dei 5.000 giri. 14 / 31

La GTA. Al Salone di Ginevra viene presentata la MiTo GTA, dotata dello stesso 1.750 turbo a benzina da 240 CV che oggi equipaggia la 4C, tarato per lavorare in sincronia con il manettino Dna. L’assetto è ribassato di oltre 20 mm rispetto alle versioni di serie.

Mai prodotta. Con la sua linea da tuning e un abitacolo racing, questa MiTo non verrà mai prodotta. È in buona compagnia: l’Alfa Romeo accantona anche i progetti della 5 porte e della cabriolet.

MultiAir. La MiTo è la prima auto al mondo a beneficiare della tecnologia MultiAir, basata su un nuovo sistema elettro-idraulico di gestione delle valvole che si aprono solo per il tempo necessario e nella misura ottimale, ottenendo in ogni condizione d’uso la migliore combustione.

Per il Tridente. Una MiTo 1.4 da 170 CV in edizione speciale è stata realizzata in 100 esemplari come auto di cortesia per i clienti Maserati di tutta Europa. La vettura si caratterizza per l’esclusivo colore Blu Oceano e una ricca dotazione di serie.

Con le moto. L’Alfa Romeo, partner del mondiale Superbike per un decennio, utilizza per diverse stagioni la MiTo Quadrifoglio Verde come Safety Car della competizione. La sua presenza nella rassegna sportiva viene celebrata con gli allestimenti SBK Limited Edition e Serie Speciale SBK.

Due cilindri. Anche il bicilindrico TwinAir di 0.9 L da 85 CV viene introdotto nella gamma della MiTo. Pur brillante ed efficiente, in questa versione la piccola del Biscione meriterebbe un sound più sportivo, da vera Alfa.

Gasata. Ecologica, ma non per questo poco sportiva. Con il 1.4 T 120 CV la versione a Gpl della MiTo non disdegna la vocazione da vera Alfa. È la prima bifuel del Biscione (verrà in seguito affiancata dalla Giulietta Gpl con la stessa motorizzazione)

Pochi ritocchi. Con il model year 2014, la MiTo subisce leggerissimi ritocchi esterni, come la griglia con cornice cromata e i fari bruniti. Sotto il cofano motore debutta il TwinAir nella versione da 105 CV. Il colore Nero Etna nella foto è il più gettonato su questa vettura.

Nuovi interni. Più sostanziose le novità all’interno della vettura: oltre a nuovi rivestimenti e materiali, debutta il sistema Uconnect con schermo touch da 5”.

Ancora aggiornamenti. È del 2016 il restyling più sostanzioso. La griglia anteriore si fa più larga e abbandona i listelli cromati, per riprendere lo stile della Giulia. L’aggiornamento porta in dote il nuovo logo del Biscione.

Gamma semplificata. Anche i caratteri del nome vengono ripresi dalla Giulia. In queste settimane la gamma della MiTo è stata semplificata con l’introduzione dell’allestimento Urban, l’unico ora disponibile per tutte le motorizzazioni. Tranne la 1.4 da 170 CV, riservata all’allestimento Veloce.

Il futuro. Nonostante il buon successo della vettura nei suoi primi anni di commercializzazione, per la MiTo non ci sarà un’erede: “Il mercato per le tre porte compatte si è fortemente contratto”, ha dichiarato Sergio Marchionne al Salone di Ginevra incontrando la stampa internazionale.








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Fonte: quattroruote.it


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