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Gruppo Volkswagen: la rivolta degli azionisti

All’annuale riunione degli azionisti del gruppo Volkswagen i vertici sono stati contestati, in modo particolare il presidente Poetsch.




ASSEMBLEA “CALDA” - Ieri ad Hannover si è tenuta la 56ª assemblea dei soci della Volkswagen e la riunione è stata parecchio diversa da quelle degli anni scorsi. La vicenda dello scandalo “Dieselgate” ha provocato una forte e profonda insoddisfazione attaccando la gestione e l’antefatto dello scandalo. Al contrario di quanto accade normalmente in queste occasioni, sono stati numerosi gli interventi di azionisti, anche di rilievo, che hanno mosso pesanti critiche al top management.

POETSCH IL BERSAGLIO - In particolare, bersaglio delle critiche è stato il presidente del consiglio di sorveglianza Hans Dieter Poetsch, che con la gestione Winterkorn (cioè sino all’esplodere dello scandalo delle emissioni manipolate) era responsabile finanziario del gruppo. L’accusa mossa più volte a Poetsch nei discorsi degli azionisti è stata quella di conflitto di interessi, per la sua posizione di capo del consiglio di sorveglianza quando tra le cose su cui occorre fare chiarezza c’è anche il suo operato e il suo ruolo nella precedente posizione di responsabile degli affari finanziari del gruppo. Gli interventi contrari a Poetsch hanno anche portato alla presentazione di una mozione che chiedeva a Poetsch di lasciare la presidenza dei lavori dell’Assemblea al primo ministro del Lander della Bassa Sassonia (dove ha sede la Volkswagen) che siede nel consiglio di amministrazione. La mozione è stata respinta.

INQUISITORE E INQUISITO - “Lei è il conflitto d’interesse personificato” ha tuonato Markus Dufner, presidente dell’associazione tedesca degli azionisti etici. “Vedo un forte conflitto di interessi nella sua (di Poetsch) azione di indagine sulle vicende dei motori diesel” ha aggiunto Hans-Christoph Hirt, amministratore delegato del fondo di investimento Hermes Equity Ownership Service, che ha anche affermato di nutrire dubbi sulla possibilità di arrivare a ricostruire esattamente ciò che è accaduto, se non cambia chi deve fare chiarezza.

SCONTRI VERBALI - Le cronache della riunione, durata quattro ore e mezza, riportano di diversi episodi di veri e propri scontri verbali, con grida e accesi diverbi. Il clima ha finito con l’influenzare anche le discussioni su quanto proposto dal consiglio di amministrazione per il prossimo futuro del gruppo, cioè il piano programmatico fino al 2025 che prevede un profondo ampliamento/trasformazione delle attività in direzione dell’auto elettrica e della nuove forme di mobilità. Gli azionisti di minoranza, critici nei confronti della gestione della società, hanno espresso così anche dubbi sulla capacità del gruppo di realizzare gli obiettivi indicati. Gli interventi degli azionisti non hanno neanche risparmiato i termini per descrivere la situazione della Volkswagen. “Stiamo assistendo a un disastro” ha affermato il rappresentante dell’associazione tedesca degli investitori, aggiungendo che lo scandalo dei test delle emissioni è un fallimento collettivo di tutto il consiglio di amministrazione. Il rappresentante del fondo di investimenti Deka Investment ha invece detto che “si credeva di aver investito in un leader di mercato, invece abbiamo investito in un leader dei costi”. Nel corso dell’assemblea ovviamente non sono mancate parole di sostegno a Poetsch. In particolare da parte del rappresentante dei sindacati che siede nel consiglio di sorveglianza, il quale ha detto che Poetsch “è l’unico che gode della fiducia dei lavoratori e dei maggiori azionisti”.

PROSPETTIVE SEMPRE PESANTI - L’amministratore delegato della Volkswagen Matthias Müller e il consiglio di amministrazione probabilmente speravano di poter avere più argomenti per soddisfare in assemblea gli azionisti, ma purtroppo dagli Stati Uniti è giunta la notizia di un ulteriore rinvio del tanto atteso accordo con le autorità locali per la definizione della vicenda, mentre in Germania è stata avviata un’indagine giudiziaria contro Martin Winterkorn e Herbert Diess (rispettivamente ex capo del gruppo e del marchio VW) sul comportamento del consiglio d’amministrazione a proposito della tempestività con cui informò gli azionisti sulla vicenda del software irregolare scoperto dai test americani. Intanto proseguono le notizie di iniziative legali che puntano a costosi indennizzi. È il caso del Fondo pensioni degli insegnanti della California che ha richiesto il pagamento di danni per 700 milioni di euro, in aggiunta ai 278 azionisti che a marzo si sono uniti per promuovere una causa che avanza richieste per 3,3 miliardi di euro di indennizzi.


Fonte: alvolante.it

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