Pininfarina, nella fabbrica abbandonata c'è un enorme cimitero di Alfa Romeo.




Il sito Maserati a Grugliasco, prossimo alla chiusura, rischia di finire come quelli dei brand e dei carrozzieri scomparsi dal mercato. Il caso emblematico dello stabilimento Pininfarina a San Maurizio Canavese che versa in totale abbandono

La chiamano Urbex, sintesi di Urban exploration: vuol dire andare a cercare, scoprire, qualche volta violare vecchi edifici ormai deserti. Può avere un fascino irresistibile se sono fabbriche d'auto abbandonate, dove il piacere si accompagna a un misto di malinconia e di rimpianto per quello che fu. Dai capannoni ora semidistrutti uscivano modelli fiammanti, pezzi unici, prototipi. Per un'epoca in cui operai, che erano piuttosto fior d'artigiani, forgiavano gioielli dei quali l'industria italiana andava orgogliosa. Purtroppo iniziano a essere parecchi i siti oggetto di Urbex: Innocenti a Lambrate, Autobianchi a Desio, Alfa Romeo ad Arese, Isotta Fraschini a Saronno, Pininfarina a Grugliasco e San Giorgio Canavese. Quello di De Tomaso a Modena è stato raso al suolo per farne un centro commerciale mentre la Fabbrica Blu (ex-Bugatti) a Campogalliano - ferma da un anno - rischia di fare la stessa fine, in assenza di un compratore.



Ritorno all'antico
Il caso di Pininfarina è fra i più interessanti (e tristi): terminata l’era delle produzioni di nicchia - come quelle di spider, coupé e cabriolet - che venivano commissionate dalle grandi Case e inauguratasi l’era delle piattaforme comuni per i modelli, i carrozzieri hanno via via perso le commesse e si sono trovati con impianti sovradimensionati, destinati a venire abbandonati al loro destino. Qualcuno, come la Bertone, non è riuscito a far fronte agli investimenti effettuati ed è finito per scomparire; altri, invece, si sono ridimensionati, tornando a dedicarsi soprattutto al core business originario. È il caso della Pininfarina, che oggi, grazie anche a investitori stranieri (l’indiana Mahindra), costituisce ancora un’eccellenza nel campo del design, pure nautico, e dell’architettura. L’azienda, però, ha dovuto abbandonare alcuni dei propri siti produttivi, come quello di San Giorgio Canavese, a pochi chilometri dall'autostrada A5 fra Torino e Ivrea, che conobbe giorni di gloria negli anni ‘80, quando definiva orgogliosamente l'impianto una «fabbrica telematica in cui le funzioni di controllo sono affidate a una rete di calcolatori».

Dalla Ferrari Testarossa all'Alfa Brera
Del resto, i modelli prodotti erano degni delle migliori tecnologie e della massima cura, trattandosi di gioielli come la Ferrari Testarossa e la Cadillac Allanté, figlia quest'ultima di un assurdo ponte aereo che prevedeva la spedizione delle scocche da Caselle a Detroit a bordo di Boeing 747. L'avventura della Pininfarina San Giorgio Canavese si è chiusa nell'autunno del 2011, con l'uscita dalla fabbrica dei pochi lavoratori ancora rimasti. Gli ultimi modelli prodotti, dopo la Peugeot 406 Coupé, sono stati le Alfa Romeo Brera e Spider (che avrebbero forse meritato miglior sorte commerciale) e la Ford Focus CC. Oggi la vendita dell'area è affidata a una società immobiliare che non ancora trovato un compratore.

Ancora in buono stato
La fabbrica ha un aspetto straordinariamente buono se si considera che è stata chiusa oltre un decennio fa: le macchine della catena di montaggio sembrano pronte a trasportare nuovamente i veicoli, mentre i robot paiono in buono stato. In un video si vede incredibilmente, che alcuni dei diagrammi per la costruzione della Brera sono ancora nelle rispettive postazioni. L'ufficio dell'impianto, invece, è in completo disordine: sembra che i ladri abbiano spogliato l'edificio del rame e abbiano rubato i fondi delle sedie della sala da pranzo. All'esterno, la pista di prova è ancora parzialmente visibile, ma la natura si sta rapidamente riappropriando dello spazio: l'erba sta crescendo attraverso le crepe dell'asfalto e in alcune zone stanno spuntando degli alberi. Nel periodo di massimo splendore di questo sito, c'erano punti per valutare le sospensioni di un veicolo e per attraversare acque profonde. Viene subito da pensare alla imminente chiusura della stabilimento Maserati a Grugliasco: finirà così?


Fonte: https://www.corriere.it/motori

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